[ago 15] Omelia – Solennità Santa Maria Assunta

Modigliana, 15 agosto 2020
15-08-2020

Cari fratelli e sorelle,

il 1° novembre 1950, il Venerabile Papa Pio XII proclamava come dogma che la Vergine Maria «terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Questa verità di fede era conosciuta dalla Tradizione, affermata dai Padri della Chiesa, ed era soprattutto celebrata  mediante il culto reso alla Madre di Cristo dormiente, nonché mediante l’arte che ritraeva la Madonna nella sua dormitio, prima del transitus, dell’Assunzione. Proprio questa prassi cultuale ed artistica, costituì, per così dire, la forza motrice che condusse alla formulazione del dogma. Possiamo dire che tale dogma è proclamato «ad onore del Figlio, a glorificazione della Madre ed a gioia di tutta la Chiesa».

Ma perché Maria viene glorificata con l’assunzione al Cielo? Anzitutto, perché ha creduto. San Luca, come abbiamo ascoltato, vede la radice dell’esaltazione e della lode a Maria nell’espressione di Elisabetta: «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). In secondo luogo, perché custodendo nel più intimo del suo cuore le parole di Dio, le promesse fatte ad Abramo, Isacco e Giacobbe, giunge a diventare Madre di Dio, accogliendo nel suo grembo il Verbo di Dio fatto carne.

Noi sappiamo che la celebrazione della solennità dell’Assunzione in tempo di ferie ci fa rivivere la Pasqua di Risurrezione di Gesù Cristo. L’Assunzione ci consente di celebrare la Pasqua in piena estate, perché la Pasqua di Cristo si realizza in Maria. Come Cristo, mediante la Pasqua, passa alla gloria del Padre, così Colei che ha generato il Figlio di Dio, mediante l’assunzione, giunge al cielo, glorificata in anima e corpo. Non poteva subire la corruzione del sepolcro Colei che aveva generato il Signore della vita.

In tal modo, Maria santissima rappresenta per tutti noi, per la Chiesa stessa, la primizia. È la prima dei credenti che, dopo Gesù Cristo, viene glorificata, trasfigurata, venendo resa partecipe della condizione di vita di Dio. Mostra a tutti noi il nostro destino. Non solo la nostra anima, ma anche il nostro corpo – che, a differenza, di quello di Maria subisce la corruzione nel sepolcro – verrà glorificato. Nel credo recitiamo, infatti: «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà».

Ma adesso ci domandiamo: che cosa dona al nostro cammino, alla nostra vita, l’Assunzione di Maria? Cosa ci dice?

In primo luogo, che il nostro essere corporeo, così prezioso ma anche così fragile, come ci sta dimostrando la pandemia del COVID, è destinato a non rimanere polvere. Vivremo come persone intere, in una condizione nuova, che non ci depotenzia umanamente, bensì ci accresce nella vita, passando attraverso la spiritualizzazione del nostro essere. Il nostro futuro non sarà un mondo pieno di tristezza e di rimpianti per quanto abbiamo lasciato sulla terra. Sarà, invece, un destino di gioia, di pienezza di vita in Dio. La solennità dell’Assunzione in anima e corpo di Maria è, dunque, apportatrice di speranza. Siamo pellegrini non verso il nulla, nemmeno verso un di meno, bensì verso un di più di vita. Andremo ad abitare in Dio, nella sua casa. Staremo alla sua presenza. Dio ci aspetta in un mondo migliore. Non andiamo nel vuoto. Le nostre ceneri non andranno disperse nel cosmo. Andiamo così ove troveremo Dio, la Madre, i nostri cari defunti, i nostri fratelli e le nostre sorelle riconosciuti come santi dalla Chiesa, e la cui vita non è stata tolta ma trasformata.

Maria, assunta in cielo, diventa, dunque, per noi quella primizia che ci fa sperare un futuro di pienezza umana. È aurora e splendore della Chiesa tutta. È consolazione per noi ancora in cammino. Primo frutto della nuova creazione, che Cristo è venuto ad inaugurare con la sua incarnazione, ci ricorda che la nostra corporeità è per Dio, per la sua gloria, e noi la ritroveremo trasfigurata. Il nostro corpo ci è donato e costituisce, con la nostra anima un intero, che non è per se stesso. Mediante il corpo che noi siamo, viviamo su questa terra, amiamo, agiamo, custodiamo e coltiviamo il creato, diamo da mangiare ai nostri fratelli affamati, serviamo la vita del genere umano e il bene comune.

La glorificazione di Maria in anima e corpo, mostra la vocazione non solo del nostro spirito, ma anche della nostra corporeità. Non vi è quanto la pandemia odierna che ci rammenta la fragilità e, insieme, la grandezza del nostro corpo. Siamo chiamati a custodirlo, a curarlo e a proteggerlo. Se non ci proteggiamo dal coronavirus siamo esposti a malattia e a morte. Possiamo diventare un pericolo per la vita altrui. Proprio la pandemia del Covid ci ricorda quanto sia importante una corretta relazione con Dio, con gli altri, con il creato, pena il danneggiamento del pianeta e, insieme, dell’umanità. Maria santissima che, mediante la glorificazione, ci mostra la vocazione e il destino della nostra persona, in quanto unità profonda di anima e di corpo, ci aiuti a vivere una corporeità a servizio della vita e del bene, una relazionalità positiva, fraterna. Nel suo corpo glorificato appare a noi che parte della creazione ha già raggiunto la pienezza della sua bellezza. Come Lei attendiamo la trasfigurazione, di tutto noi stessi, anima e corpo, ed anche delle nostre relazioni con noi stessi, con gli altri, con il creato. Guardando a Maria Assunta in cielo, in Lei riconosceremo la Madre e la Regina di tutto il creato (cf Laudato sì’ n. 241), reso nuovo dall’opera ricapitolatrice del Risorto. Egli si è incarnato ed è morto e risorto, per far nuove tutte le cose. Chiede a noi di continuare la sua opera di trasfigurazione dell’umanità e del creato.

+ Mario Toso