La festa dell’Immacolata concezione ci ricorda la seconda creazione, di cui la Vergine Maria è l’inizio. Della prima creazione ci parla il Libro della Genesi (cf Gen. 3, 9-15.20). Adamo ed Eva, i progenitori dell’umanità, sono ingannati dal serpente, dal nemico di Dio e dell’uomo. Dio lo maledice e promette che una donna gli schiaccerà la testa.
Ad Eva, madre di tutti i viventi nella prima creazione, Dio fa corrispondere la Madre della seconda creazione, ossia la Vergine Maria, piena di grazia, benedetta tra tutte le donne. Da Maria, disponibile senza riserve alla volontà di Dio, nasce Gesù Cristo, vero uomo e vero Dio. Maria di Nazaret, preservata dal peccato, diventa madre di Cristo, Madre della Chiesa. In Maria siamo invitati a riconoscere l’aurora del mondo ricreato, della nuova creazione.
Celebrare questa festa comporta almeno tre cose. Prima: accogliere pienamente Dio nella nostra vita, sull’esempio di Maria, l’Immacolata. Noi risplendiamo come persone nuove, come umanità trasfigurata, colma di amore per Dio e i fratelli, se viviamo in piena unità con Dio e la sua volontà. Cresciamo come persone più umane, più capaci di bene, di cura per i nostri fratelli e il creato, se coltiviamo un affetto pieno per Dio. Il nostro compimento umano e cristiano è posto in crisi quando viviamo dimentichi di Colui che nella nostra vita è all’origine di ogni dono. Seconda: diventare, a nostra volta, artefici della nuova creazione, costruttori di una nuova umanità, vincitori sul male, portatori di speranza. Terza cosa: il domandarci: l’Immacolata è oggi da noi, città e campagna, amata e venerata, come in passato, quando questa Chiesa straripava di popolazione, di gruppi provenienti dalle più remote parti della Diocesi, notte e giorno?
L’Immacolata è donna che accoglie Dio e con questo diviene umanità in grado di donarlo al mondo. Contemplando la nostra Madre Immacolata riconosciamo il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere amati, essere trasformati da Dio-Amore, accogliere la sua Bellezza, per divenire portatori di Cristo, per essere suoi messaggeri di salvezza. Tutto questo è possibile se non lasciamo spazio nella nostra vita al peccato. Dobbiamo sempre lottare contro di esso, in tutte le sue forme. È con e per mezzo di Cristo che possiamo essere generativi di un nuovo pensiero, di una nuova cultura, di una nuova creazione. Essi prendono dimora tra di noi, quando, come Maria, riconosciamo il primato a Dio.
Noi, oggi, se desideriamo essere fermento nella società, non dobbiamo aver paura di darci totalmente a Dio, di riconoscerci suoi. Forse il male più grave dei battezzati è questo: avere timore di essere di Dio, di Cristo, di professarsi cristiani. Cari fratelli e sorelle, dobbiamo aiutare i nostri fratelli e sorelle, in particolare le nuove generazioni, ad avere il coraggio di riconoscere e di amare la propria identità. Come comunità abbiamo l’impegno di educare le persone a vivere in comunione con Dio Padre, con il suo Figlio. Noi che cerchiamo di essere presenti nelle frontiere della vita e delle città non dimentichiamo la frontiera che è rappresentata da parecchi giovani, battezzati e cresimati, ma ora lontani dalla Madre Chiesa. Basti pensare a quei giovani che, pochi giorni fa, hanno organizzato un party blasfemo per irridere la Chiesa e l’Immacolata concezione presso l’Università di Bologna. Siamo impressionati dalle diseguaglianze e dalle povertà materiali. Ma la povertà più grande è quella dell’assenza di Dio e della fede. È difficile vivere con autenticità l’amore al povero, all’immigrato, alla laicità, alla vita, quando si disprezza Dio, la maternità verginale dell’Immacolata. Si rivendica di non essere discriminati ma ci si organizza per il vilipendio alla religione altrui. A pensarci bene, rimane sempre un grande lavoro di evangelizzazione e di umanizzazione nel nostro territorio, in una Regione ritenuta molto avanzata civilmente. Maria ci insegna a vedere in Dio non un nemico della nostra libertà, bensì un amico. Ella l’accoglie e gli consente di farsi carne nel suo grembo. Come l’Immacolata, accogliamo ed amiamo in maniera incondizionata Colui che viene a salvarci, a umanizzare e a cambiare la storia. Imitiamo la Vergine, che ha concepito Cristo prima nella mente e nel cuore e poi nella vita. Come Lei doniamolo. Si fa presto a dirlo, si potrebbe obiettare. Nella Lettera pastorale alla Diocesi il vescovo indica alcuni percorsi pastorali che possono aiutare in questo.
Come Maria Immacolata è piena di grazia, così le nostre comunità cristiane siano colme del Signore Gesù e del suo Spirito. Appaiano, di fronte al mondo, comunità immacolate, senza macchia. Ringraziamo la Chiesa che, con i suoi sacerdoti e i suoi religiosi, ha educato tutti noi, ma soprattutto le nostre mamme ad avere un cuore tutto di Dio. Che fortuna avere sperimentato la tenerezza pura ed immacolata delle nostre mamme e dei nostri papà. Chiediamo alla Madre della Chiesa di aiutarci ad essere santi ed immacolati. L’Eucaristia ci abiliterà ad esserlo facendo della nostra esistenza un dono continuo a Dio Padre. Uniamoci all’offerta di Cristo, Umanità nuova.
+ Mario Toso