CORPUS DOMINI

Faenza, Santa Maria Maddalena 20 giugno 2019

L’Eucaristia è cibo di vita eterna. Cosa vuol dire? L’Eucaristia è un nutrimento particolare per la nostra vita. Essa ci consente di partecipare a quel dinamismo di divinizzazione e di trasformazione della realtà umana, storica e cosmica, che Cristo ha immesso in essa con la sua incarnazione, facendosi uomo come noi. Noi che riceviamo la comunione, facciamo comunione con Cristo, riceviamo da Lui la vita di comunione della Trinità. Mangiando il pane consacrato non solo ci uniamo a Cristo ma, attraverso di Lui, che è in comunione con il Padre, entriamo nella comunione di Dio Trinità. Così, la Trinità viene ad abitare in noi, e noi abitiamo nella Trinità. Come dice sant’Agostino non siamo noi, mediante la comunione, mangiando il Corpo di Cristo, a trasformare Lui in noi, piccole creature, bensì è Lui a trasformarci in Lui (Conf VII, 10,18). Noi, dunque, partecipiamo della vita di comunione che Egli vive nella Trinità. Non solo. Diventiamo conformi a Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui e con i nostri fratelli, uniti a Lui.

Quali le conseguenze di rilievo per noi, per la nostra esistenza in una cultura che ci incapsula nell’individualismo e nell’utilitarismo?

In Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù che, come accennato, è immersa nella comunione trinitaria. Così, l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui e tra di noi. I nostri «io» divengono un «noi» in Lui. E in un simile noi comunitario, il nostro io si compatta e cresce come un essere per gli altri, per Dio. La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto. Mi unisce ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo. Dall’Eucaristia, deriva il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche. Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, nudo, malato, carcerato, immigrato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene la nostra speciale responsabilità di cristiani chiamati alla costruzione di una società solidale, giusta, fraterna (cf Benedetto XVI, Omelia 23 giugno 2011). Da Cristo impariamo a donare il pane che è Lui e a moltiplicare i beni della terra perché servano a tutti.

In questo contesto possiamo comprendere meglio la figura dell’accolito e del ministro straordinario dell’Eucaristia. Questa sera, infatti, verranno istituiti sia accoliti sia ministri straordinari dell’Eucaristia. Si tratta di ministranti che, specie in un contesto di diminuzione sia di sacerdoti sia di diaconi, aiutano presbiteri, fedeli e comunità cristiane a partecipare più facilmente ai sacramenti, in particolare là dove non c’è la presenza stanziale di un parroco,

L’ufficio liturgico dell’accolito è di aiutare il presbitero e il diacono nelle azioni liturgiche; di distribuire, come ministro straordinario – a tutti i fedeli, anche infermi – o di esporre l’Eucaristia. Di conseguenza, deve curare con impegno il servizio all’altare e farsi educatore di chiunque nella comunità presta il suo servizio alle azioni liturgiche. Il contatto che il suo ministero lo spinge ad avere con «i deboli e gli infermi» (cf Rito dell’istituzione dell’accolito) lo stimola a farsi strumento dell’amore di Cristo e della Chiesa nei loro confronti. Suo impegno sarà, quindi, quello di conoscere e penetrare lo spirito della liturgia e le norme che la regolano; di acquisire un profondo amore per il popolo di Dio e specialmente per i sofferenti.

Nella Chiesa latina, il ministro straordinario della comunione è un battezzato laico, uomo o donna, cui è affidato in maniera straordinaria (cioè solo quando si presenti una reale necessità, dovuta alla carenza di presbiteri o altri ministri ordinati) il servizio liturgico della distribuzione della comunione eucaristica. Ma non solo. Altri suoi compiti sono: a) distribuzione della Comunione fuori della celebrazione della Messa; b) portare la Comunione ai malati e agli anziani, specialmente nel giorno del Signore. È bene visitare i fratelli e sorelle ammalati, prima di portare loro l’Eucaristia; c) esporre in assenza del presbitero all’adorazione dei fedeli l’Eucaristia e riporla nel tabernacolo, senza impartire la benedizione eucaristica; d) portare il Viatico agli ammalati, solo in mancanza di altri ministri. È bene informare il Parroco della gravità della malattia, perché il malato sia preparato a ricevere il Sacramento dell’Unzione degli Inferni e il sacramento della Penitenza; d) guidare la celebrazione domenicale dove mancano il presbitero e il diacono.

Mi fermo qui per qualche cenno sulla spiritualità del ministro straordinario della santa comunione. Ciò vale anche per gli accoliti. Sono importanti, innanzitutto, amore e cura verso la celebrazione dell’Eucaristia. Si raccomanda, se possibile, di partecipare anche alla santa Messa feriale e alla santa Comunione. Non possono mancare la preghiera personale e comunitaria con la liturgia delle Ore (Lodi e Vespri), come anche l’adorazione eucaristica (sia comunitaria, che personale) e la celebrazione del sacramento della riconciliazione nei vari momenti dell’anno liturgico. Tra le disposizioni spirituali da acquisire menziono: l’essere coscienti di impersonare Gesù servo, e di agire a nome della Comunità; l’essere animati da uno spirito di disponibilità e sacrificio (tempo, dedizione…); il vivere un amore speciale per i fratelli ammalati e anziani.

Quanto detto si invera in uno stile di servizio caratterizzato dall’abito (laicale) decoroso, semplice, senza ricercatezze; da un rapporto cordiale e fraterno con gli altri ministri. Nelle comunità dove si celebrano più Messe, è indispensabile distribuirsi gli orari per assicurare un vero servizio. La teca, contenente il Pane eucaristico, va portata con venerazione, non infilata in tasca tra mille cianfrusaglie. La visita agli ammalati non va frammezzata da tappe intermedie (spesa o disbrigo di pratiche e di pagamenti..). L’Eucaristia non consumata, non venga portata a casa ma riportata nel Tabernacolo della chiesa parrocchiale o nella cappella dell’istituto religioso.

Ciò detto, aggiungo qualche riflessione sull’Eucaristia e l’adorazione a Gesù realmente presente nel Sacramento dell’altare. Può capitare che la giusta accentuazione posta sulla celebrazione dell’Eucaristia vada a scapito dell’atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù nel Sacramento dell’altare. Questo sbilanciamento può avere ripercussioni sulla vita spirituale dei fedeli. Infatti, concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo e dello spazio esistenziali. E così si coglie meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio, con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare tutta la vita quotidiana. È sbagliato contrapporre la celebrazione e l’adorazione, come se fossero in concorrenza l’una con l’altra. È proprio il contrario: il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l’«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia. Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore (cf Benedetto XVI, Omelia 7 giugno 2012). L’incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa. Dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre.

Auguro agli accoliti e ai ministri straordinari dell’Eucaristia di svolgere il loro servizio con un cuore traboccante dell’amore di Gesù, per aiutare i fratelli a cibarsi del pane eucaristico e a fare della loro vita, delle loro solitudini e delle loro sofferenze un’offerta gradita a Dio, completando in se stessi la passione di Cristo.

+ Mario Toso