Omelia per la conclusione dell’anno e Te Deum di ringraziamento

31-12-2017

Cari fratelli e sorelle, la Messa prefestiva della Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio, coincide con la fine e l’inizio dell’anno solare. La contemplazione del mistero della divina maternità si unisce alla gratitudine per il 2017 che tramonta.

Gesù Cristo è generato da Dio e, al tempo stesso, è figlio di Maria. È da Dio e da Maria che, pertanto, si deve chiamare Madre di Dio, nel senso che è Madre di Gesù, Figlio di Dio. Meditando su questo mistero viene spontaneo pensare a come Maria, con il suo sì, ha aperto per l’umanità e la storia la prospettiva di un radicale mutamento, di una rivoluzione globale e cosmica, potremmo dire: la prospettiva della trasfigurazione della nostra vita a motivo della sua divinizzazione.

Come cerca di farci capire il brano della Lettera di san Paolo ai Galati (cf Gal 4, 4-7), il Figlio di Dio, nato da donna, diventando cioè carne, consente a noi di diventare figli di Dio. Si verifica, come sottolineò sant’Agostino, un prodigioso ed ammirabile scambio tra l’umanità e Dio: il cielo (Dio) diventa terra (uomo) e questa (l’uomo) diventa cielo (Dio).

Partorendo Gesù Cristo, Uomo-Dio, Maria consente a ciascuno di noi di essere un figlio di Dio nel Figlio, cosa testimoniata dal fatto che – spiega sempre san Paolo -, lo Spirito del Figlio, riversato nei nostri cuori, grida in noi: «Abbà, Padre!».

Come figli di Dio che sono animati dal suo Spirito d’amore siamo persone libere, messe in condizione di essere umanità nuova, ossia terra che diventa ricca di sorgenti e di vita. Dimorando nel Figlio, vivendo il suo Spirito, possiamo costruire una società pacifica, possiamo sbaragliare l’ingiustizia, l’illegalità, la calunnia, la sclerosi del nostro cuore, che spesso diventa di pietra e mostra indifferenza nei confronti dell’altro e di Dio stesso, nostro Padre.

In questa santa Messa di ringraziamento non possiamo essere insensibili nei confronti di Maria che, donandoci Cristo, ci apre alla speranza di un mondo nuovo, di cieli e terra nuovi, perché trasfigurati dall’amore di Dio. È ultimamente grazie a Lei che la nostra capacità di vero e di bene, di Dio è stata accresciuta dalla stessa capacità di vero, di bene e di Dio di Cristo. È grazie a Lei che, con il suo Figlio, possiamo essere popolo santo ed immacolato, popolo di figli dello stesso Padre, ossia popolo di fratelli.

Ringraziamo, allora, Cristo che con il suo amore fedele e totale non ci lascia soli, non abbandona la Chiesa, sua Sposa. Non la lascia nelle mani del nemico e dei suoi oscuri collaboratori, che operano alacremente, per indebolire lo spirito dei credenti, rubando a loro la speranza di un futuro migliore, creando istituzioni e meccanismi di peccato, aventi le sembianze di giganti invincibili.

Siamo riconoscenti allo Spirito d’amore, Spirito del Padre e del Figlio, che risuscita i cuori spenti e li riaccende, attivandoli nel dono disinteressato di sé, nell’empatia che risveglia al bene dell’altro, per tutto l’altro, amandolo in Dio. Grazie allo Spirito d’amore, che consola e rafforza gli sposi cristiani, le famiglie, trasformandole sempre più in comunione profonda, in luogo in cui si vive la letizia del servizio al bene di tutti.

Lodiamo il Signore, che sollecita le claustrali ad essere costantemente sentinelle del suo popolo, professioniste di una vita che cerca costantemente Dio, e che si offre a Lui e si fa preghiera per i fratelli e le sorelle, per la Chiesa, per il mondo intero. Gioiamo per tutte quelle istituzioni che, come la Caritas, Farsi prossimo, l’AMI, la Comunità di Sasso, le molteplici ONLUS cristianamente ispirate, le stesse scuole cattoliche, e tante altre realtà, vivono con passione la prossimità a coloro che necessitano di una cura amorevole, di ascolto, di annuncio, di educazione alla fede, di testimonianza credibile.

Ringraziamo Dio, supplicandolo di essere con noi generoso nel concederci operai per la sua messe, facendo sentire la sua tenerezza e la sua consolazione a coloro che, Propedeuti o Seminaristi, sono incamminati ad un dono totale a Lui. Siamo riconoscenti, infine, per la forza e il coraggio che infonde nei sacerdoti e in questa Diocesi nell’osare la conversione pastorale, necessaria secondo i nuovi bisogni che il campo della missione mostra.

Accogli, Signore, tra le tue braccia, Mons. Giuseppe Piazza, che tanto ha lavorato per il popolo di Dio e per la devozione alla Vergine Immacolata. Tra i giovani che, con entusiasmo e generosità, stanno impegnandosi nel vivere intensamente la preparazione all’importante esperienza ecclesiale del Sinodo a loro dedicato, ci sia chi lo possa avvicendare, con slancio e gioia.

Grazie Trinità, per l’amore, la luce, la gioia che semini nei nostri cuori, e per tutto il bene compiuto dalle nostre comunità e associazioni, dai nostri missionari e laici, specie nei confronti dei piccoli e degli anziani.