Ringrazio i promotori di questa serata che ci consente di riflettere sulla Libertà di educazione. Innanzitutto la Fondazione Marri-S. Umiltà e la neonata AGESC (Associazione genitori delle scuole cattoliche). Ringrazio il Signor Sindaco Giovanni Malpezzi che ha accettato l’invito ad essere presente e ad offrire un saluto ai numerosi partecipanti.
Di libertà o di diritto alla libertà di educare se ne può parlare più propriamente in uno Stato di diritto, personalista, pluralista, aconfessionale e democratico. Precedentemente un tale diritto non era pienamente riconosciuto negli Stati assoluti e tantomeno negli Stati totalitari e totalizzanti del secolo scorso. In quest’ultimi solo essi avevano il diritto di educare. È negli Stati democratici del secolo scorso, dopo la seconda guerra mondiale, che il diritto alla libertà di educare è riconosciuto come diritto delle persone prima ancora di quello dello Stato. In uno Stato personalista e democratico viene qualificato come diritto originario e primario. Originario, perché diritto e dovere che non è derivato da altro o da altri se non dalla persona e dalla famiglia, dai corpi societari come le comunità religiose. È anzitutto diritto delle singole persone o dei gruppi da esse formati. Primario, perché diritto che viene prima di quello dello Stato. Con lo Stato personalista, instaurato nelle democrazie europee, ma prima anche negli Stati Uniti, le prospettive vengono capovolte, rispetto ad una visione che vuole che tutto discenda dallo Stato, compresi i diritti delle persone; che esso sia l’unico gestore della educazione, secondo una concezione statalista, etico-monopolista.
Questa sera siamo lieti di avere con noi il professore Luigi Berlinguer, giurista, già Rettore dell’Università di Siena e, successivamente, Ministro della pubblica Istruzione dal 1996 al 25 aprile 2000, e che si può considerare il padre della legge 62/2000, che introduce o, meglio, riconosce in Italia un sistema scolastico integrato. Ovvero un sistema di istruzione costituito dalle scuole pubbliche statali e dalle scuole pubbliche paritarie, gestite dai privati e dagli enti locali. Si tratta, rispetto alla situazione precedente, di un passo in avanti, verso una democrazia più piena nel settore della scuola. Se, dunque, il nostro Paese gode oggi di un sistema scolastico più in linea con i principi della democrazia pluralista, fondata sul primato della persona e della società civile, sulla solidarietà e sulla sussidiarietà, è merito senza dubbio, occorre riconoscerlo, in modo particolare del professore Luigi Berlinguer, oltre che del parlamento italiano, ovviamente. Lo ringraziamo per essere tra noi.
Nelle sue molteplici conferenze, in più occasioni, egli ha ribadito con forza che un tale sistema integrato garantisce meglio la libertà di scelta educativa da parte dei genitori, in un contesto di pluralismo scolastico, ispirato ai principi della Costituzione italiana e del diritto europeo. Inoltre, ha rimarcato che volere l’abolizione della parità o volere gravare la scuola cattolica paritaria con tassazioni varie quali ICI, IMU, TASI, come purtroppo sta avvenendo, in diverse Regioni italiane, è antidemocratico e anticostituzionale. Perché è antidemocratico e anticostituzionale? Proprio perché la Costituzione riconosce alle persone e alle famiglie, avendo queste un diritto originario e primario di educare, la libertà di scelta della scuola da frequentare. Lo Stato democratico, con le sue leggi e le sue propaggini amministrative, ha il compito di rendere effettivo un tale diritto, facendo sì che le scuole paritarie siano tali non solo dal punto di vista giuridico ma anche dal punto di vista economico. Nel caso il costo della scuola paritaria finisca per essere praticamente a carico delle famiglie e dei gestori, come in sostanza sta avvenendo in Italia – leniscono questa situazione l’assegnazione dell’1% dei finanziamenti statali e i sussidi delle amministrazioni comunali che li erogano mediante convenzioni, ma la loro consistenza è davvero esigua, gravemente insufficiente -, e per di più si imponessero tasse ingiuste si porrebbe un ostacolo rilevantissimo all’esercizio della libera scelta educativa, oltre che una grave discriminazione di quei cittadini che, scegliendo la scuola paritaria si trovano a pagare due volte, con le rette e con le tasse, il servizio pubblico di istruzione (cf anche M. TOSO, Misericordiosi come il Padre, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2015, pp. 30-31).
In uno Stato democratico e pluralista, i genitori e le famiglie non solo hanno la libertà di scelta della scuola, ma hanno anche il diritto di fondare e di sostenere istituzioni educative. Come si legge nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa: «Le autorità pubbliche devono far sì che « i pubblici sussidi siano stanziati in maniera che i genitori siano veramente liberi nell’esercitare questo diritto, senza andare incontro ad oneri ingiusti. Non si devono costringere i genitori a sostenere, direttamente o indirettamente, spese supplementari, che impediscano o limitino ingiustamente l’esercizio di questa libertà (cf SANTA SEDE, Carta dei diritti della famiglia, art. 5, b). […]“Quando lo Stato rivendica a sé il monopolio scolastico, oltrepassa i suoi diritti e offende la giustizia… Lo Stato non può, senza commettere un’ingiustizia, accontentarsi di tollerare le scuole cosiddette private. Queste rendono un servizio pubblico e, di conseguenza, hanno il diritto di essere aiutate economicamente”».
Purtroppo, la presenza delle scuole paritarie nel nostro Paese si sta progressivamente riducendo per una pluralità di ragioni, delle quali la più rilevante è l’ostacolo costituito dai costi che ricadono sulle famiglie. Proprio per questo, uno degli impegni più urgenti e inderogabili di coloro che credono nel valore di un sistema integrato e della scuola cattolica paritaria è quello di lottare perché la parità non sia solo giuridica ma anche economica e, quindi, perché non vi sia l’imposizione di tasse ingiuste o di ricatti, come avviene in alcuni casi, nei quali si sollecita a ritirare i ricorsi nel caso di tassazioni improprie con la promessa che si concederà il sussidio comunale leggermente maggiorato. In sostanza, con una mano si dà, con l’altra si chiede di restituire. L’aspetto economico non è del tutto secondario, perché da esso, in diversi casi, dipende, come già detto, l’esistenza delle scuole paritarie e, di conseguenza, l’affermazione di un pluralismo culturale, di una cultura cattolica e del cristianesimo. In vista di ciò occorre la mobilitazione perché per le scuole paritarie – premesso che è prioritario l’impegno pedagogico che pone al centro l’alunno come persona integrale in un contesto armonico e interattivo dei soggetti educativi, atti a suscitare l’amore per il sapere, l’arte, la musica e il saper fare –, sia approntata tutta una serie di interventi diversificati, con riferimento, ad esempio, al sostegno per alunni disabili, alle agevolazioni fiscali per l’ente gestore di scuola paritaria, alla parità di accesso (tra statali e paritarie) alle misure promozionali per l’istruzione.