Sig. Sindaco, autorità Regionali e locali,
care sorelle religiose, cari fratelli e sorelle,
la nostra Chiesa diocesana desidera unirsi nel ricordo, nella preghiera e nell’affidamento di Papa Francesco all’abbraccio definitivo con il Padre, quel Padre che ci attende e che dall’eternità prepara un posto nella sua casa per noi.
In questa occasione vorrei rileggere con voi il dono prezioso del ministero di Papa Francesco attraverso alcune parole chiave, che hanno segnato gli orizzonti profetici del suo pontificato.
- Evangelizzazione e gioia
«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Evangelii Gaudium, 1). Evangelizzazione e gioia: la centralità dell’incontro con Gesù Cristo, il rinnovamento della Chiesa in ottica missionaria, il protagonismo di ogni battezzato nel riscoprirsi discepolo-missionario. Ecco le grandi direttrici con cui leggere il ministero del Papa. Pensiamo ad alcune pietre miliari come Amoris laetitia, Gaudete et exultate, Christus vivit. La gioia dell’amore della famiglia, la chiamata universale alla santità anche nel mondo contemporaneo, l’importanza di una pastorale dei giovani in chiave vocazionale… sono temi non più da noi rinviabili sui quali il Papa ha focalizzato le energie della Chiesa, chiedendoci rinnovamento, un vero cammino di conversione.
- Misericordia e speranza
Papa Francesco ha aiutato la Chiesa, ad ogni suo livello, a porsi umilmente a servizio dell’incontro fra le forze vivificanti del Vangelo e ogni uomo. Lo riconosciamo nell’indizione dei due grandi Anni santi, l’Anno giubilare straordinario della misericordia (2015), e l’Anno giubilare che stiamo vivendo, pellegrini di speranza. Il Papa ci ha ricordato che «la Chiesa sente in maniera forte l’urgenza di annunciare la misericordia di Dio. La sua vita è autentica e credibile quando fa della misericordia il suo annuncio convinto. Essa sa che il suo primo compito, soprattutto in un momento come il nostro, colmo di grandi speranze e forti contraddizioni, è quello di introdurre tutti nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo. La Chiesa è chiamata per prima ad essere testimone veritiera della misericordia, professandola e vivendola come il centro della Rivelazione di Gesù Cristo. Dal cuore della Trinità, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia. Questa fonte non potrà mai esaurirsi, per quanti siano quelli che vi si accostano. Ogni volta che ognuno ne avrà bisogno, potrà accedere ad essa, perché la misericordia di Dio è senza fine» (Misericordiae Vultus, 25).
Lo sperimentiamo in modo particolare in questi giorni: la fede nel Signore Risorto continua ad illuminare con la sua luce questa Ottava di Pasqua, riempiendo i nostri cuori della speranza che sgorga dalla Sua vita nuova. Questa è l’eterna sorgente della misericordia e della speranza: «Cristo morì, fu sepolto, è risorto, apparve. Per noi è passato attraverso il dramma della morte. L’amore del Padre lo ha risuscitato nella forza dello Spirito, facendo della sua umanità la primizia dell’eternità per la nostra salvezza. La speranza cristiana consiste proprio in questo: davanti alla morte, dove tutto sembra finire, si riceve la certezza che, grazie a Cristo, alla sua grazia che ci è stata comunicata nel Battesimo, “la vita non è tolta, ma trasformata”, per sempre. Nel Battesimo, infatti, sepolti insieme con Cristo, riceviamo in Lui risorto il dono di una vita nuova, che abbatte il muro della morte, facendo di essa un passaggio verso l’eternità» (Spes non confundit, 20).
- Attenzione agli ultimi
Il rinnovamento dello stile sinodale in ottica missionaria si concretizza in una formazione integrale e significativa di tutti i battezzati, nella priorità del discernimento e dell’accompagnamento vocazionale dei giovani, in una rinnovata relazione con l’ambiente e con i poveri.
Non possiamo dimenticare le grandi encicliche Laudato si’, Fratelli tutti, Dilexit nos e l’Esortazione apostolica Laudate Deum, come l’impegno ecumenico del Papa e i tanti messaggi per la Giornata Mondiale della Pace.
È stato il Papa delle «periferie», della Chiesa «in uscita», di una Chiesa «ospedale da campo». Ha richiamato tutti alla centralità degli ultimi e degli esclusi, alla dignità dei migranti, all’importanza della fraternità, alla dignità della persona umana, alla centralità della difesa della vita dal suo concepimento fino alla fine. Non si è sottratto al dialogo con nessuno, intercettando alcune questioni fondamentali della contemporaneità come il giusto uso dell’Intelligenza artificiale, la necessità di un’ecologia integrale, l’importanza di una politica e di un’economia giusta, le sfide dell’ambiente digitale, i continui richiami alla costruzione della pace.
- Sinodalità e missione
«Che cosa dobbiamo fare, fratelli?» (At 2,37), chiedono le persone agli apostoli e a Pietro, come abbiamo ascoltato nella prima lettura. Davanti a questa domanda, oggi che viviamo la mancanza del successore di Pietro, sentiamo con più forza l’importanza del ministero di Papa Francesco, esercitato per il bene della Chiesa in questi anni difficili, segnati da guerre, epidemie, svolte ecclesiali significative.
Ancora una volta vorremmo chiedere a Papa Francesco «Che cosa dobbiamo fare?», come possiamo superare questo momento di sbandamento? L’assenza della sua voce, umile e allo stesso tempo salda, ci potrebbe lasciare disorientati.
In realtà, siamo consapevoli che il suo ministero si è fondato nell’«iniziare processi più che di possedere spazi» (EG 223). Riconosciamo alcuni processi avviati che ci accompagneranno nel futuro e che richiedono di essere sviluppati nei prossimi anni. Si pone qui con forza il tema della sinodalità. Già nei primi anni del suo pontificato, il Papa scriveva che «il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (Discorso, 17 ottobre 2015), per meglio essere discepoli e interpreti di una salvezza integrale, di ogni uomo, di tutto l’uomo, di ogni popolo, di tutti i popoli.
Facendo sue le indicazioni del Documento finale del Sinodo, il papa ha tracciato le prossime tappe che attendono la Chiesa: «La sinodalità non è fine a se stessa, ma mira alla missione che Cristo ha affidato alla Chiesa nello Spirito. Evangelizzare è “la missione essenziale della Chiesa […] è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità profonda” (EN 14). Facendosi prossima a tutti, senza differenza di persone, predicando e insegnando, battezzando, celebrando l’Eucaristia e il sacramento della Riconciliazione, tutte le Chiese locali e la Chiesa intera rispondono concretamente al comando del Signore di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni (cfr. Mt 28,19-20; Mc 16,15-16). Valorizzando tutti i carismi e i ministeri, la sinodalità consente al Popolo di Dio di annunciare e testimoniare il Vangelo alle donne e agli uomini di ogni luogo e di ogni tempo, facendosi “sacramento visibile” (LG 9) della fraternità e dell’unità in Cristo voluta da Dio. Sinodalità e missione sono intimamente congiunte: la missione illumina la sinodalità e la sinodalità spinge alla missione» (Documento finale XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 32).
- Conclusione
Facendo mie le parole del Presidente Mattarella vorrei invitarvi a vivere questo momento della Chiesa in modo costruttivo. Questo tempo «non deve limitarsi al ricordo e alla riconoscenza ma deve tradursi in responsabilità, nel far proprie nei comportamenti quotidiani le indicazioni dei suoi insegnamenti»[1], nel vivere con forza e creatività la profezia della Chiesa.
Nel momento in cui Maria Maddalena si sente chiamata per nome, anche se gli occhi sono pieni di lacrime e non riescono a vedere bene il volto di quel giardiniere, le orecchie e il cuore riconoscono la voce indimenticabile del Maestro.
Certi che Papa Francesco saprà riconoscere la voce del Pastore, gli chiediamo di accompagnarci nel cammino che ci attende, perché in mezzo al cambiamento d’epoca che viviamo, i nostri cuori siano fissi al Risorto, luce delle genti che non smette di illuminare e guidare la Chiesa.
[1] Videomessaggio del Presidente Mattarella per la morte di Sua Santità Papa Francesco, 21 aprile 2025.