[dic 17] Omelia – Santa Messa per l’80° della Liberazione di Faenza

17-12-2024

Faenza, Chiesa dei caduti, 17 dicembre 2024.

 

Nell’Eucaristia celebrata in questa chiesa dedicata ai Caduti di tutte le guerre ricordiamo l’80.mo Anniversario della Liberazione della città di Faenza, caratterizzata da eventi tragici (i bombardamenti iniziati nel maggio 1944 che provocarono morti, feriti, distruzioni, senza dimenticare gli eccidi efferati). Furono quasi un centinaio i bombardamenti finalizzati a sostenere l’avanzata degli alleati. I primi reparti dell’VIII armata britannica raggiunsero il fiume Lamone il 24 novembre passando attraverso un Borgo Durbecco semidistrutto, mentre il 17 dicembre le truppe neozelandesi entrarono in città liberandola definitivamente. Le truppe alleate trovarono una città ridotta a cumuli di macerie con un bilancio terribile di morti e feriti.

A questa triste fase seguì una fervida ricostruzione con il concorso di tutti, non esclusi presbiteri eroici, in un paese che con il referendum del 1946 scelse la forma di governo repubblicana. L’impegno della rinascita fu possibile grazie al convergere attorno ai forti valori posti a fondamento della Costituzione italiana che costituirono il sostrato di una convivenza civile caratterizzata dalla centralità della persona, considerata nella sua interezza, nella sua relazionalità sociale e solidale, espressa nella famiglia e nei corpi sociali intermedi, nella sua libertà responsabile, nei suoi doveri e nei suoi diritti, incluso quello della libertà religiosa. Una convivenza civile e un ordinamento che riconoscevano i diritti della persona e che non qualificavano, come a volte si verifica nel nostro tempo, quali diritti meritevoli di tutela semplici desideri soggettivi o veri e propri arbitrii. Oggi più che mai c’è bisogno di una convivenza civile e di un ordinamento che siano fondati e in cui si rafforzino una cultura della vita, della fraternità, del dialogo culturale e interreligioso. C’è bisogno di un nuovo ordinamento che affronti la questione ambientale alla luce di un’ecologia integrale. Detto altrimenti, il problema della crisi ambientale può essere opportunamente ed efficacemente affrontato solo entro un contesto di ecologia globale, secondo cui l’ambiente è curato da persone rette, oneste, che non lo depredano, non lo danneggiano nella sua biodiversità e nelle sue risorse. L’ecologia ambientale può attuarsi se si coltiva l’ecologia umana. Senza un’ecologia integrale sarà arduo affrontare, con serietà e in maniera efficace, sia la prevenzione sia la messa in sicurezza dei territori delle nostre città.

Il significativo Anniversario della Liberazione deve costituire l’occasione per riflettere sulle tragedie vissute da quanti ci hanno preceduto, sulle crudeltà perpetrate ai danni di civili. Questa riflessione è tanto più necessaria dato che anche oggi nel mondo, e non lontano dai nostri confini, sono in atto guerre e conflitti che generano morti e distruzioni. È quella «terza guerra mondiale a pezzi» di cui papa Francesco parla da tempo. Ci attendono, dunque, nuove liberazioni e nuove ricostruzioni. La grande intuizione di un’Europa unita ha garantito decenni di pace. Per questo il progetto di costruzione di un’Europa sempre più solidale e coesa politicamente, pur nelle peculiarità nazionali, va perseguito senza indugi. Inoltre, un rinnovato multilateralismo deve consentire di superare in modo pacifico le controversie internazionali.

Come accennato, la Festa della Liberazione ricorre in un momento storico in cui la nostra comunità, e non solo quella faentina, sta ancora subendo le conseguenze dei ripetuti e gravissimi eventi atmosferici che hanno provocato rilevanti danni materiali alle strutture pubbliche e private, come pure danni psicologici alle tante persone che ne sono state colpite. Come alle distruzioni della Seconda guerra mondiale seguì una fervida ricostruzione da parte di tutti con uno spirito rinnovato, analogamente, nel nostro tempo di post-alluvioni, devono seguire la ricostruzione degli edifici e delle infrastrutture, il sostegno economico ai tanti che hanno subito danni, la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio e dei fiumi. Ciò che in particolare è maggiormente necessario è la rinascita morale e spirituale delle nostre comunità, l’impegno a formare persone nuove che hanno una visione alta, un cuore umile, pieno di amore per il bene comune e per Dio, speranza che non delude.

Sono tante le coordinate da tenere presenti e che contrassegnano il nostro tessuto sociale, civile, religioso: l’invecchiamento della popolazione e la denatalità, il fenomeno migratorio, le disparità inaccettabili non solo a livello economico, ma anche nell’accesso all’istruzione, alla sanità e al lavoro. Occorre superare la crisi economica, un certo degrado morale, culturale e civile: crescono, infatti, le analisi che segnalano la crescita dell’analfabetismo democratico, come anche l’avanzamento, specie nel ceto medio, di una subcultura nazionale. Con l’impegno per la giustizia sociale, che cura il bene comune e supera le diseguaglianze, va comunque privilegiata la costruzione di un nuovo ethos tra famiglie spirituali e religiose che sono aumentate e mescolate. E ciò in vista di una democrazia sempre più rappresentativa, partecipativa e deliberativa.

In questa bella città e nei faentini non mancano, per fortuna, aspetti positivi che costituiscono il punto archimedico su cui far leva per continuare a lavorare tutti assieme, in una rete continua di relazionalità positive. Cresce, infatti, con l’approvazione delle opere più urgenti, la voglia di ripartire.

Rivivere, celebrare, operare per la Liberazione: tutto questo desideriamo che si compia nel tempo avvenire. Il nostro anelito a superare il dominio di occupazioni disumanizzanti sulla nostra vita e sulla nostra libertà lo ribadiamo alla vigilia del Natale e dell’apertura del Giubileo, in cui siamo chiamati a vivere giorni di stupore a fronte della scelta di Dio di farsi bambino. A noi, impegnati e preoccupati di costruire una nuova storia per il nostro popolo, assieme ad altri popoli del mondo, si fa incontro Dio, in una modalità impensabile, per parlarci con mitezza, con somma Sapienza. Come? Tramite la bellezza e la grandezza del suo farsi uno di noi, di nascere bambino, di crescere nella storia delle persone, delle famiglie, delle città, dei popoli come una nuova umanità. Di qui lo stupore, la meraviglia, che debbono durare nei nostri cuori e nel nostro spirito tutti i giorni. Siamo chiamati a vivere sempre giorni di contemplazione della nuova umanità che si mostra a noi nel Figlio di Dio, che si fa carne e si unisce ai nostri percorsi di riscatto e di liberazione con la sua forza d’amore, con la sua capacità divina di vedere, di operare, di trasfigurare relazioni, istituzioni, la giustizia semplicemente umana.

Per noi che ci agitiamo, che siamo forse troppo loquaci e partoriamo  progetti con la nostra mente umana, per la rinascita di un mondo che genera spesso autodistruzioni, la liturgia del tempo di Avvento ci propone di sostare, di fare silenzio, di riflettere per capire che l’amore di Dio per noi è sempre più bello e più grande di ciò che noi possiamo pensare o sperare.

È stando uniti alla realtà stupefacente dell’Incarnazione del Figlio di Dio, è celebrando la sua morte e risurrezione che possiamo partecipare con efficacia alla sua magnifica opera, quella della nostra rinascita, entro la nuova creazione. Nel nostro pellegrinaggio di speranza ci ispira e ci sostiene l’umano assoluto che Cristo ha realizzato in sé.

                                                 + Mario Toso