Il 24 ottobre scorso il Vescovo Mario Toso ha provveduto a fare notificare al Sacerdote Antonio Samorì un Precetto singolare, ossia un atto amministrativo, con il quale ha disposto che il predetto Sacerdote si attenga all’osservanza della legge canonica. Infatti don Antonio è stato Parroco ma oggi non ricopre più un ufficio ecclesiastico determinato, trovandosi in previdenza integrativa, ossia il corrispettivo del pensionamento nell’ordinamento civile.
Di conseguenza la celebrazione della S. Messa e l’amministrazione dei Sacramenti dipendono dalla richiesta delle Autorità Superiori e, in particolar modo, dai Parroci.
Il giudizio circa l’opportunità della loro amministrazione e l’annotazione dei Sacramenti sono riservati ai Parroci. A questo proposito è bene ricordare che nessun sacerdote può amministrare il Battesimo, tanto meno la Confermazione che è riservata al Vescovo o a un suo Delegato, eccetto il caso di pericolo di morte, fuori dell’ambito delle Parrocchie o senza l’esplicito mandato del Parroco del luogo. Il mancato rispetto di queste norme pregiudica la validità dei Sacramenti, anche di quella civile con riferimento ai matrimoni.
Nella sua posizione giuridica Don Antonio non può certificare o annotare nulla in qualche registro parrocchiale, come per esempio quelli delle parrocchie dove aveva svolto un ministero, né, appunto non essendo più parroco, può assistere ai Matrimoni senza un’esplicita delega del parroco competente e sempre nelle circostanze stabilite dalle normative.
Il Vescovo, chiamandolo all’osservanza della legge, gli ricorda in questo modo che il Sacerdote è un servitore che esercita il Sacramento dell’Ordine solo se e in quanto richiesto all’interno della Comunione gerarchica, ambito in cui il dono del Signore ricevuto va speso secondo le indicazioni concrete del Vescovo e della Chiesa stessa. L’inosservanza di questa norma costitutiva può dar luogo a provvedimenti molto più gravi.
Si annota, a margine, che anche i fedeli per ricevere i Sacramenti del Signore di cui si è detto sopra, devono rivolgersi ai pastori designati, ossia ai Parroci propri, anche se i fedeli sono legati da conoscenza o amicizia verso un altro presbitero.
Saranno i Parroci a valutare se chiamare a collaborare al compito loro assegnato un diverso presbitero, mentre parimenti è obbligo dei fedeli rispettare la struttura delle Diocesi, che si articolano nello snodo tra Vescovo e Parrocchie del territorio.