[nov 24] Omelia – Cristo Re (Solarolo)

24-11-2024

Solarolo 24 novembre 2024.

Signor Sindaco, autorità militare, caro don Tiziano, cari fratelli e sorelle, la solennità di Cristo Re dell’universo conclude l’anno liturgico. Lo scenario che ci viene presentato oggi dalla Parola di Dio è quello nel cui centro sta Gesù Cristo che, dopo la sua incarnazione, morte e risurrezione, è vittorioso sulla stessa morte, sul male, sulla corruzione, sull’ingiustizia. Alla fine dei tempi, Cristo apparirà come Colui nel quale tutto – cosmo, umanità, storia – ha inizio, vive e si compie nel suo Amore: «Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Ap 1,8). In Cristo, Signore dell’universo, il mondo intero non finirà in un’immensa tragedia di guerre e di distruzione, bensì con il trionfo del bene sul male, con la supremazia definitiva dell’Amore sulla violenza, della pienezza di vita sulla morte.

Nella solennità di Cristo re, tutto ci appare mosso e condotto, sin dal principio, dall’Amore di Dio, che si dona a noi mediante il Figlio. Il Verbo di Dio che si fa carne, umanità, semina e impianta nell’animo e nella vita delle persone, nell’ethos dei popoli, l’Amore trinitario: l’Amore di Dio Padre, del Figlio e dello Spirito santo; un Amore di reciproco dono, che potenzia la libertà umana. Cristo diventa re dell’universo non perché giunge a dominare la storia e i popoli con la forza, con un superpotere irresistibile, che piega le volontà e il corso degli eventi sottomettendoli al suo comando. Cristo regna nel mondo perché vive e fa vivere le persone nel suo amore che serve la vita, la libertà, la giustizia e la pace. Coinvolge tutti – persone e cosmo – in un potente dinamismo ascensionale. Un tale movimento ci fa confluire nella comunità d’amore di Dio. Così, la storia umana raggiunge il suo punto più alto di bellezza, di compimento, di esultanza, nello splendore della vita d’amore di Dio. La moltitudine che compone l’umanità è posta dentro l’incessante flusso dell’Amore di Dio. Un tale dinamismo di amore, che si dona e serve, diventa forza universale che tutto sostiene, tutto permea, tutta ricrea e rinnova, trasfigura. L’umanità, arricchita dall’amore di Dio, diviene più capace di vero, di bene, di giustizia e di pace. Accogliendo Cristo, amandolo sopra ogni cosa, dà inizio ad una nuova storia, ad una nuova creazione.

Nel contesto della solennità di Cristo re ricordiamo il cinquantesimo della morte dell’arciprete Giuseppe Babini, parroco dal 1926 al 1974. Il suo impegno pastorale testimoniò l’amore di Cristo in momenti difficili, che richiesero la ricostruzione materiale e spirituale di Solarolo, a causa dei tragici eventi della Seconda guerra mondiale. Ancora oggi i più anziani ricordano come andasse a visitare i malati e i feriti presso gli ospedali e cercava di confortare e sostenere la popolazione nel terribile inverno del 1944/1945. A lui si deve la ricostruzione della chiesa arcipretale (1954) e del campanile (1964). Ma con uno spirito nuovo! Dieci anni prima della riforma liturgica del Concilio vaticano II volle che l’altare di questa chiesa fosse rivolto verso al popolo. L’opera pastorale di don Giuseppe Babini – opera di ricostruzione materiale e spirituale, che dopo le devastazioni provocate dalle recenti alluvioni, ci rimanda ad un’analoga dedizione per la rinascita di questo territorio – trova sicuramente la sua fonte ispiratrice nel dinamismo rinnovatore della celebrazione della regalità di Cristo.

Sempre nel contesto della solennità di Cristo re, trova un appropriato inserimento il ricordo dei 70 anni della costruzione di questa chiesa, come anche la Giornata parrocchiale del Ringraziamento. Che cosa ci induce a volgere i nostri cuori riconoscenti al Signore Gesù per i doni della terra se non il pensiero che è stato Lui, con il suo amore fedele e sofferto, a darci la forza e il coraggio di non disperare a fronte delle calamità che hanno colpito le famiglie e le colture di questo territorio? Ricordo ancora lo stupore che mi colpì, quando andando con don Tiziano a visitare gli anziani e gli ammalati, si poteva constatare come, nonostante il fango, che l’acqua aveva depositato, i campi facevano germogliare le viti e i frutteti.

Cari fratelli e sorelle, in questa grande solennità, sentiamoci inseriti nell’interrotto dinamismo d’amore che Gesù Cristo è venuto a portare nei nostri cuori con il dono della sua vita e del suo Spirito. L’amore di Cristo re, che serve ed ama sino a morire, rinfranca il nostro cuore e fa fiorire i deserti. Fa sognare ad occhi aperti.

                                              + Mario Toso