[set 22] Omelia – In memoria di Filippo Morini

22-09-2024

Pieve Thò, 22 settembre 2024.

Anche in questa domenica siamo invitati dalla Parola di Dio a riflettere su come Gesù Cristo salva l’umanità, il mondo. Uno potrebbe dire che non interessa. In realtà, specie in questo momento storico, caratterizzato dalla terza guerra mondiale a pezzi, dalla terza alluvione, che ha colpito il nostro territorio, distruggendo per la terza volta la casa di famiglie e persone anziane, come anche interi paesi, coltivazioni, imprese, infrastrutture, tutti noi proviamo frustrazione, percepiamo la nostra fragilità. Nasce in noi, allo stesso tempo, un forte bisogno di senso autentico della vita e l’urgenza di essere salvati da eventi devastanti ma anche da noi stessi, quando non viviamo la sapienza che ci è stata donata dallo Spirito santo. Dopo tante prove, comprendiamo che non possiamo più indugiare a lasciare ad andare le cose come vanno. È urgente la prevenzione e la messa in sicurezza del nostro territorio ma anche della nostra stessa umanità, oltre che del creato. C’è bisogno non solo di curare l’ambiente. Dobbiamo soprattutto curare e educare noi stessi. Siamo interrogati sul bisogno di salvezza anche dalla morte improvvisa, tragica di Filippo Morini che desideriamo ricordare in modo particolare in questa santa Messa a circa da un mese dalle sue esequie.

Se abbiamo colto il significato profondo della Parola di Gesù avremo capito che per Lui il senso e il gusto pieno della vita lo si trova in una vita vissuta secondo la logica del servizio e della croce. Egli intende realizzare la sua missione salvifica dell’umanità per mezzo dell’amore, del dono totale di sé, sino a salire sulla croce. Nella sua passione d’amore per l’umanità e il Padre Gesù ci insegna la lezione più difficile da capire per noi, che siamo sempre pieni di noi stessi.

Per il Figlio di Dio anche per i suoi discepoli non esistono corsie preferenziali o di comodo. Desideriamo salvare noi stessi, il mondo? La strada della vita si percorre con la croce sulle spalle, la nostra e, se siamo generosi, anche quella degli altri che prendiamo su di noi quando ci accorgiamo che stanno per cadere sotto il suo peso.

Quando noi sentiamo parlare di croce siamo spaventati. In realtà, per noi credenti, la croce di Gesù ci insegna che essa è l’albero della vita. La croce non è il luogo ove noi patiamo e soffriamo solamente. In realtà è il luogo ove, sulle orme di Gesù, siamo chiamati ad essere non passivi ma attivissimi nell’offerta di noi stessi, nel dono di noi stessi. E si sa, per esperienza, che, quando ci doniamo, contemporaneamente gioiamo, siamo felici.

Credo che questo l’avesse compreso anche Filippo, animatore entusiasta nelle attività della comunità che è sorta qui a Pieve Thò attorno alla famiglia di Roberto Zama e di Elisa Fabbri con l’Associazione di promozione sociale “Un raggio splenderà”. Ha accolto l’invito di mettersi a servizio dei più piccoli. Aveva compreso che la vita è bella quando ci si dona con gioia. Qui a Pieve Thò ha appreso ad amare i ragazzi più piccoli, per consentire a loro di fiorire in umanità. Tutti lo ricordano per il suo sorriso, per la sua bontà d’animo.

Cari giovani, guardando a Gesù che ha fatto della sua vita un dono totale a noi e al Padre, non vi pare che sia stato imitato in qualche modo dal nostro carissimo Filippo? Non è vero che il “Moro” – così si faceva chiamare dagli amici – ha cercato di riempire di senso la sua esistenza impegnandosi, con il suo entusiasmo e il suo sorriso, ad amare gli altri? Sappiamo che Filippo ha perso la vita mentre era in sella alla propria moto, in un frontale con un’auto. Guardando a come è vissuto nella comunità di Pieve Thò può essere senz’altro punto di riferimento. I ragazzi, gli altri animatori, possono crescere come voleva don Bosco, ossia come una famiglia, come buoni cristiani ed onesti cittadini, se si incontrano con giovani come Filippo. Si cresce insieme come comunità donandosi con gioia, là dove si amano i giovani, con i giovani.

Quello che ci ha detto Gesù sui suoi discepoli – e cioè che, se vogliono salvare la propria vita debbono sapere seguirlo, prendendo la propria croce, rinnegando sé stessi, amando come Lui -, vale anche per voi giovani. Chi perde la propria vita amando, dice Gesù, la salva (cf Mc 27-25).

Noi oggi abbiamo bisogno di giovani che sappiano amare come Gesù, con Lui, per Lui. Riusciremo ad avere un mondo migliore, un creato meno danneggiato, se sapremo attingere il vero amore da Gesù, come stiamo facendo in questo momento, nell’Eucaristia.

Preghiamo per Filippo, per la sua famiglia, per le nostre parrocchie, perché trovino giovani animatori generosi e gioiosi come Filippo.

                                         + Mario Toso