Il museo del Duomo di Modena conserva una stauroteca bizantina realizzata intorno all’anno Mille. Il prezioso contenitore del legno della Croce lascia intravedere la reliquia attraverso un’apertura sul fronte; tutt’intorno corre un filo d’oro ritorto; otto perle, simbolo di purezza e santità perfetta, corredano l’incrocio con i bracci orizzontali. Il gioiello riporta sul retro un’iscrizione in lettere greche che suona così: “Confidando in Te, o Croce, custode del mondo, con grande fatica fabbricò la tua divina forma Panterio, umile servo” e termina con l’invocazione “Gesù Cristo Figlio di Dio” L’uso dell’alfabeto greco, il nome dell’esecutore e la forma della croce a doppia traversa sono indizi che rimandano all’oreficeria costantinopolitana del X-XI secolo. Attraverso le parole incise nell’oro la preghiera di un uomo di dieci secoli fa, incorrotta dal passare degli anni, riecheggia sulle labbra del cristiano del nostro tempo, parla al suo cuore, promette una dimora presso il custode di tutte le cose.
Preghiera della Chiesa, ieri come oggi
Similmente avviene nella liturgia. La nostra preghiera è continuità con quella di chi ci ha preceduto nella fede, il memoriale ci rende contemporanei del Signore Gesù, siamo fortunati ascoltatori delle sue parole, commensali anche noi nel Cenacolo. Proprio a Modena si è svolta quest’anno la 74^ Settimana Liturgica Nazionale dal titolo: Nella liturgia la vera preghiera della Chiesa. I convegni hanno a volte un dispettoso limite: ciò che viene presentato al tavolo dei relatori, per quanto brillante ed esaustivo, non può essere messo in pratica fino al rientro a casa. Non così la liturgia. Affianco alle relazioni magistrali i partecipanti alla Settimana Liturgica hanno celebrato il Mistero di Gesù che si offre al Padre, nella Messa e nella Liturgia delle Ore, dentro a due luoghi di grande portata simbolica, il Duomo di Modena e l’Abbazia di Nonantola; lì l’Ars Celebrandi si faceva scuola per tutti.
Gli interventi dei teologi illustravano la continuità/discontinuità della preghiera fra Antico e Nuovo Testamento; una chiara ecclesiologia emergeva invece puntando l’attenzione sul popolo di Dio radunato, l’assemblea liturgica, luogo in cui il Signore incontra i suoi figli e li trasfigura. Di taglio più pragmatico i contributi sull’uso del Messale Romano e sull’adattamento liturgico; tutte le attenzioni che fanno la celebrazione più attiva e fruttuosa. Abbiamo toccato alcune delle corde più sensibili e decisive della nostra fede: la dimensione corale, coinvolgimento di tutti i battezzati; la dimensione liturgica, culmine e fonte della vita cristiana; la dimensione orante, lo Spirito che prega in noi.
In obbedienza al comando e all’invito “Fate questo in memoria di me” abbiamo incontrato il desiderio di Gesù di stare con noi. A una sola voce abbiamo risposto “Vieni Signore!” Abbiamo riscoperto la fortuna di appartenere alla Chiesa di Cristo, respirato la gioia del Vangelo proclamato, gustato la bellezza del celebrarlo.
Vincenza Morini, incaricata diocesana per la liturgia
Matteo Cattani, seminarista