Parole forti quelle del Santo Padre nel suo intervento all’assemblea conclusiva della Settimana sociale dei Cattolici in Italia a Trieste il 7 luglio scorso. Deve far riflettere come il Pontefice inizi la Sua riflessione riprendendo l’affermazione del beato Giuseppe Toniolo “è evidente che nel mondo di oggi la democrazia, diciamo la verità, non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo.”
Le parole del Papa: la democrazia come un cuore ferito
A partire da questa affermazione, Papa Francesco ci propone due riflessioni per alimentare il percorso futuro. “Nella prima possiamo immaginare la crisi della democrazia come un cuore ferito. Ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi. Se la costruzione e l’intelligenza mostrano un cuore “infatuato”, devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. ….. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi. Questo è la cultura dello scarto. Il potere diventa autoreferenziale – è una malattia brutta questa – incapace di ascolto e di servizio alle persone.” Conclude questa prima riflessione una pesante affermazione: “L’assistenzialismo, soltanto così, è nemico della democrazia, è nemico dell’amore al prossimo. E certe forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle persone sono ipocrisia sociale. Non dimentichiamo questo. E cosa c’è dietro questo prendere distanze dalla realtà sociale? C’è l’indifferenza, e l’indifferenza è un cancro della democrazia, un non partecipare.”
La seconda riflessione è un “incoraggiamento a partecipare, affinchè la democrazia assomigli a un cuore risanato”. Papa Francesco, a proposito del cuore risanato, ricorda ad esempio chi assume nella propria attività una persona con disabilità o le comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale. “Tutte queste cose non entrano in una politica senza partecipazione. Il cuore della politica è fare partecipe. E sono queste le cose che fa la partecipazione, un prendersi cura del tutto; non solo la beneficenza, prendersi cura di questo…, no: del tutto!”.
Citando La Pira, il Pontefice conclude “… non manchi al laicato cattolico italiano questa capacità di “organizzare la speranza”. Questo è un compito vostro, di organizzare. Organizzare anche la pace e i progetti di buona politica che possono nascere dal basso. Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che possono nascere dal basso. Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani?”
Battersi affinché non vi siano “analfabeti di democrazia”
Non da meno il Presidente Mattarella e il cardinale Zuppi presidente della CEI, all’apertura delle Settimane sociali. Il primo con un forte appello “a perseguire il bene, non nell’interesse della maggioranza, ma di tutti e di ciascuno”. Tutelare i diritti di tutti: la democrazia non è solo maggioranza e il Parlamento ha un ruolo indispensabile, parole di Norberto Bobbio. Preoccupato anche per l’astensionismo alle elezioni: “può esistere una democrazia senza il consistente esercizio del ruolo degli elettori? … Battersi affinchè non vi possano essere ‘analfabeti di democrazia’ è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere. Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme”.
In aperura il presidente della CEI, cardinale Matteo Mari Zuppi, aveva avviato la sua riflessione ricordando la prima Settimana sociale del Cattolici in Italia, a Pistoia nel 1907. Ha richiamato Romano Guardini, che ha scritto che la democrazia non è solo un ordinamento che nasce dalla responsabilità dei singoli, ma fa riferimento anche al fatto che “ciascuno di questi singoli” può fidarsi degli altri, perché sa che tutti vogliono il bene comune; lo vogliono effettivamente, non solo dicono di volerlo. La democrazia è tanto più reale quanto più questo atteggiamento è operante”. Da allora il Cattolicesimo italiano non è rimasto a guardare, non si è chiuso in sagrestia, non si è fatto ridurre a un intimismo individualista o al culto del benessere individuale, ma ha sentito come propri i temi sociali, si è lasciato ferire da questi per progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale. Ha pensato e operato non per sé ma per il bene comune del popolo italiano.
Il bello viene adesso
La Settimana sociale dei Cattolici in Italia non si è conclusa a Trieste, come lo è stato anche per le precedenti Settimane sociali. Ci attende ora un compito di diffusione dei contenuti degli incontri, di messa in atto anche sul nostro territorio delle buone pratiche riportate nei documenti o visionate negli stand a Trieste, di valorizzazione di quelle del nostro territorio riportate a Trieste.
È un compito impegnativo, che, deve partire dai Delegati alla Settimana sociale, ma deve coinvolgere tutti quanti collaborano con il Settore sociale della nostra Diocesi, con altri settori, quali ad esempio, la Pastorale giovanile, con il Dialogo interreligioso, la Pastorale familiare, il Progetto Policoro.
Consapevoli di questa responsabilità, ci apprestiamo al lavoro.
Flavio Venturi, incaricato alla Pastorale sociale