Ravenna 24 maggio 2024.
Sappiamo che la Madre di Dio e della Chiesa, ovvero la beata Vergine Maria ha fatto irruzione nella vita di Giovani Bosco ancora ragazzo. Con il sogno dei nove anni volle suscitare in lui un padre e maestro per i giovani, specie per quelli più poveri che riempivano le strade della città di Torino, in trasformazione a causa della prima rivoluzione industriale.
La Madre di Gesù incominciò a plasmare il cuore e la mente di Giovannino allorché aveva da poco perso prematuramente suo padre. L’assenza del padre fece maturare nel giovane Giovanni un forte bisogno di paternità, non solo per sé ma anche per tutti i giovani che, per varie vicissitudini, rimanevano senza famiglia.
È così che don Bosco, accompagnato dalla Madre di Gesù, che egli incominciò a pregare e ad invocare come Ausiliatrice, fu sollecitato ad accogliere giovani bisognosi di tutto: soprattutto di una casa, di un lavoro, di Dio. Gradualmente il santo piemontese non solo costruì a Torino l’Oratorio ove i suoi giovani trovavano una famiglia, vitto, vestiti, un mestiere, ma in particolar modo l’affetto e l’accompagnamento per una crescita in pienezza. Un poco alla volta, aiutato da validi collaboratori e dai suoi stessi giovani, che egli preparava per affiancarlo nell’educazione dei più giovani, le sue opere si estesero, come un prodigio, in Piemonte e di qui in Italia, sino a raggiungere l’America latina, ove giunsero i primi missionari salesiani.
Volendo cogliere tutto lo spessore apostolico e educativo che don Bosco sprigionò nelle sue case – oratori, collegi, scuole professionali – con l’aiuto del Signore Gesù, possiamo dire che Maria Ausiliatrice ispira nel santo piemontese il proposito di formare onesti cittadini e buoni cristiani, a servizio sia della società sia della Chiesa.
Contestualizzando l’impegno missionario e educativo del santo piemontese nel nostro oggi, volendo cioè renderlo attuale, in un momento di terza guerra mondiale a pezzi, siamo sollecitati a seguire le orme di uno dei più grandi santi sociali della Chiesa nell’innalzare istituzioni formative e culturali atte a preparare le nuove generazioni, per farle divenire protagoniste entro la Chiesa e la società. Rispetto alle condizioni dei conflitti contemporanei, che mettono a repentaglio la stessa Europa, l’esempio di don Bosco ci sprona, dunque, a potenziare le istituzioni scolastiche, gli oratori, le comunità religiose come luoghi in cui preparare i giovani ad essere artigiani di pace.
Maria Ausiliatrice ha ispirato il santo piemontese a popolare la società del suo tempo con centri educativi quali istituzioni capaci di preparare le condizioni di una società più giusta e pacifica, coinvolgendo i giovani nel dare il loro apporto. Ancora oggi, la Madre del Figlio di Dio, Principe della pace, non cessa di sollecitarci, sull’esempio di don Bosco e dei salesiani, nonché delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dei cooperatori e degli ex allievi, ad impegnarci nella costruzione della pace non solo mediante momenti di preghiera, marce e manifestazioni ma specialmente innalzando e gestendo istituzioni capaci di dare corpo a condizioni sociali ed economiche durevoli, tali da prevenire ingiustizie e conflitti. La guerra va sconfitta predisponendo a livello spirituale, sociale, economico, politico, educativo tutto ciò che la previene o la rimuove. Occorre, in particolare, formare al ripudio della guerra come mezzo di soluzione dei conflitti. Inoltre, è necessario predisporre strumenti efficaci di difesa dell’aggredito, rivedere le regole del mercato globale delle armi, avviare la riforma dell’attuale ONU, universalizzare una democrazia partecipativa, promuovere il dialogo interreligioso ed ecumenico ed altro ancora.
Detto altrimenti, prendiamoci cura delle nuove generazioni, educhiamo alla pace con pazienza e speranza. Impariamo da Maria Ausiliatrice e da don Bosco a far conoscere e ad amare Gesù Cristo. È Lui che morendo in croce con le braccia aperte sul mondo e perdonando i propri persecutori ci manifesta il progetto di un’umanità pacifica e non violenta.
Maria Ausiliatrice, come Madre del Verbo che si fa carne, ha insegnato a don Bosco che Cristo non redime solo le anime ma la persona intera, non solo la vita interiore ma anche la corporeità. Redime non solo la singola persona, ma anche le relazioni sociali tra gli uomini. Cristo dopo la sua Risurrezione non abbandona l’umanità, la storia. Egli con il suo Spirito continua ad essere presente. Agisce in tutti, avvolge misteriosamente tutte le creature e le sospinge allo sviluppo in Dio. Non a caso don Bosco insegnava ai suoi giovani che il lavoro, le attività professionali vanno vissute unendosi allo Spirito santo che le penetra. I giovani vanno aiutati a collaborare con lo Spirito santo e, quindi, a trasformare il loro lavoro in preghiera. Il lavoro è preghiera affermava don Bosco, a differenza di san Benedetto che proponeva come via di santità la preghiera e il lavoro.
Ringraziamo Maria che non ha esitato ad essere la casa del Figlio di Dio e del suo Spirito. È proprio Lei che ha insegnato a don Bosco e ai suoi giovani ad accogliere lo Spirito santo che a Pentecoste fa uscire gli Apostoli da sé stessi e li trasforma in annunciatori della grandezza di Dio e delle meraviglie del Signore. Maria Ausiliatrice, Madre del Verbo incarnato, ha insegnato a don Bosco e ai suoi figli la via di una evangelizzazione integrale, comprensiva dell’evangelizzazione del sociale.
O Maria Ausiliatrice prega per noi e per tutti i giovani. Imparino a stare nella società e in mezzo al popolo di Dio con lo Spirito santo, lo Spirito d’amore del Figlio e del Padre. Diventino i missionari entusiasti e operosi della nuova creazione iniziata da Cristo.
+ Mario Toso