Cari fratelli e sorelle,
care Banrishamery, Airesphulmery, Badahun, Barisuk,
e voi Monache di S. Umiltà,
in questo giorno di Pentecoste giunge a compimento il cammino pasquale. Per cinquanta giorni abbiamo celebrato la Pasqua del Signore, quell’«unico giorno» nel quale Cristo ha vinto per sempre il peccato e la morte e ci ha resi figli di Dio. Celebrando il suo dono totale sulla croce, riconosciamo e riceviamo lo Spirito Santo che è l’anima di Gesù Cristo, è il cuore della Chiesa. Oggi il Signore ci chiama con vigore a non rimanere chiusi in noi stessi, nei nostri ristretti orizzonti ma a lasciarci condurre da Lui sulle vie del mondo.
Lo Spirito che il Signore riconsegna al Padre sulla Croce è lo Spirito di vita che anima la Chiesa e la conduce attraverso i tempi a «tutta la verità». A questo siamo chiamati: «a tutta la verità», non a brandelli di essa, che pure costituiscono il nostro abituale possesso.
Possedere parzialmente la verità non significa che non vi sia nessuna verità. Oggi assistiamo all’esasperata rivendicazione di una conoscenza incapace di giungere ad una verità obiettiva e a principi stabili. Detto altrimenti, non esisterebbe nessuna verità. Sarebbe impossibile raggiungerla. La conseguenza di una simile posizione sarebbe l’assenza per le persone di qualsiasi verità certa nonché la conseguente carenza di un qualche senso per la nostra vita.
Noi discepoli di Gesù Cristo ci troviamo, invece, in ben altra posizione. Siamo sollecitati dal suo Spirito a riconoscere che il Figlio di Dio è la Via, la Verità e la Vita. La conoscenza piena del Signore è a noi possibile grazie al dono che ce ne fa lo Spirito Santo. Siamo stati creati da Dio come persone capaci di accoglierla. Per questo noi credenti non siamo né radicalmente scettici, né fondamentalisti. Ecco perché possiamo pregare con la Liturgia delle Ore: «A quanti cercano la verità, concedi la gioia di trovarla, e il desiderio di cercarla ancora, dopo averla trovata».
La ricerca della verità è insita nel cuore dell’uomo. Ad essa corrisponde la gioia di incontrare Dio che rivelandosi si fa trovare. Dio non si impone: si dona e ci invita liberamente ad accoglierlo e a seguirlo. Ecco la ragione per cui i credenti, finché sono su questa terra, non possono mai dire di possedere interamente la verità, ma sempre dovranno cercarla, e cercarla ancora, dopo averla trovata, fino a quando non vedranno Dio «faccia a faccia».
Abbiamo sempre bisogno di ripetere «Vieni Spirito Santo». «Vieni consolatore perfetto». «Vieni luce beatissima». Abbiamo il desiderio che venga, che rimanga in noi, che ci conduca e ci doni la speranza anche quando il mondo con le sue divisioni e guerre non sembra darci alcuna speranza. Abbiamo bisogno che lo Spirito venga per unirci al Signore, per farci ascoltare la sua Parola, per celebrarlo nell’Eucaristia e accogliere il suo Amore.
Davvero, senza lo Spirito siamo come un Corpo senz’anima. Senza lo Spirito di Gesù, la Chiesa è un organismo senza vita, senza un cuore che arde di amore per il Padre. Lo Spirito che è donato ai credenti e alla Chiesa è Amore, è Dio, è un fuoco che vuole accendere i nostri cuori (cf Canto al Vangelo). L’Amore è l’essere costitutivo della Chiesa: amore-essere ardente per il Padre, per Cristo al Padre nello Spirito Santo.
Questa fede la vediamo risplendere nei volti delle nostre sorelle monache di sant’Umiltà, che stanno per offrire la loro vita in modo totale al Signore. In loro noi vediamo realizzato l’opera dello Spirito Santo.
«Senza la tua forza, nulla è nell’uomo». O come abbiamo ascoltato nel Salmo: «Togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra». Senza il dono dello Spirito non sarebbe possibile offrire la propria vita nella povertà, nella castità, nell’obbedienza per seguire in maniera esclusiva Cristo e il suo Vangelo. Senza lo Spirito non potremmo rinnovare la terra e la nostra vita secondo l’immagine di Cristo, uomo-Dio, Uomo nuovo, Uomo perfetto.
Gioiamo con voi e per voi, care sorelle, mentre accogliamo la vostra consacrazione in questo giorno che ci ricorda a quale sublime ricchezza di doni siamo tutti chiamati. Ognuno di noi, in qualsiasi condizione di vita, è chiamato sia verso il Risorto, il Vivente, sia verso ogni persona che non ha ancora scelto di vivere per Cristo. Il mondo, con i suoi linguaggi e le sue dinamiche, a volte lontane dal Vangelo, ha bisogno che qualcuno parli delle «grandi opere di Dio», che sappia riconoscere l’anelito che abita in ogni creatura e la conduca al Padre.
Voi, sorelle, con la vostra vita di preghiera sarete a servizio di questo annuncio gioioso, sarete un annuncio vivente, vibrante d’amore. Il silenzio e il nascondimento della vostra vita saranno come un grande grido verso gli uomini e le donne che vivono nel rumore e nella frenesia, rincorrendo i falsi idoli del successo, del potere, dell’apparenza. Sarete la testimonianza viva che siamo chiamati alla pace che è Gesù Cristo. Siate testimoni gioiose e coraggiose specie per i giovani, con i giovani. Vivete con loro la potenza trasformante dei doni dello Spirito che irrompe nella storia, rendendo possibile l’esplosione missionaria che avvenne con il prodigio della Pentecoste.
Lo Spirito vi doni l’ardore delle persone risorte in Cristo, per portare a tutti il Vangelo della vita.
+ Mario Toso