Cari giovani,
stiamo vivendo un tempo particolare di divisione e sofferenza dove le guerre si sono fatte vicine alle nostre case. Assistiamo con tristezza ad una società che si ostina a rifiutare gli ultimi che rimangono ai margini dei nostri confini o dentro le nostre periferie. Sperimentiamo quotidianamente un mondo che ha come fondamento la legge del più forte, la convinzione implicita che ha valore solo ciò che riesce ad imporsi, ad emergere sugli altri. Siamo immersi nella suprema legge del possesso e dell’acquisto, non solo nelle cose materiali, ma anche nelle relazioni, soprattutto nei confronti delle donne, troppe volte oggetto di violenze e di dominio.
Voi giovani avete un fiuto speciale nel sentire che tutto questo non è autentico, poiché la libertà che viene sbandierata da questa società come supremo diritto dell’uomo a fare ciò che vuole e sente, non è la vera libertà. Se vogliamo dare un nome alle pretese dell’uomo di oggi di autorealizzarsi, dobbiamo riconoscere che questa libertà è la sua più grande solitudine, dove l’uomo diventa un’isola, un individuo staccato da tutto il resto.
Prima di capire, voi sentite, percepite che tutte queste cose non riescono a dare una risposta alle tante domande vere, profonde che ci abitano: sono vere e proprie ferite, squarci profondi in noi e negli altri.
La libertà è qualcosa di diverso dall’autorealizzazione che poggia la propria forza solo su noi stessi: la libertà ha a che fare con gli altri e soprattutto con l’Altro con la “A” maiuscola. Ha a che fare con le relazioni autentiche, quelle vere.
La relazione vera ha bisogno di tempo, impegno, costanza, di rinunce, richiede il dono di sé: la relazione non è possesso esclusivo, ma offerta di sé. Papa Francesco usa l’immagine della casa, immagine ripresa come tema di questa Giornata per le vocazioni. Costruire una casa non è un’operazione facile, richiede impegno, fatica, organizzazione, progettazione, studio dei materiali… Vi invito a domandare ai membri della Fraternità “Sandra Sabattini” se è facile vivere insieme, se è facile trasformare la condivisione di uno spazio in una condivisione di vita, di progetti, di fatiche, di gioie. Loro ci stanno provando quotidianamente, secondo uno stile cristiano sintetizzabile in questo progetto formativo: ascolto, spiritualità, cura, responsabilità, comunione, dono (Cf Qui si nasce di nuovo, Edizioni Chiesa di Faenza-Modigliana 2024, pp.16-24). Le relazioni vere richiedono un lavoro e un impegno continuo, attenzione, sincerità, rispetto dell’altro, stabilità, cura dell’altro. La libertà centra con tutto questo: non si sviluppa nel fare tutto ciò che si crede senza relazionarsi con la verità, il bene altrui e Dio. Si compie entrando in relazione vitale con essi. Queste cose oggi non sono prospettive condivise: si pone al centro soprattutto il proprio io. E dove al centro c’è solo il proprio “io”, tutto ruota attorno ad una falsa idea di libertà, di ciò che posso o non posso fare, di ciò che voglio o non voglio avere. La libertà, invece, si struttura nella relazione veramente autentica, che non esclude l’altro, il suo bene, ma che lo chiama in causa, e si dona all’altro.
Cosa ci facciamo, dunque, questa sera, qui riuniti in questa Veglia? Cosa è venuto a dirvi il Vescovo? Cari giovani, sono qui ad annunciarvi che il desiderio di autenticità che è nel vostro cuore giovane, il bisogno di pienezza d’essere, la sete della gioia vera, non è qualcosa che possiamo realizzare da soli, o che possiamo comprare con i nostri sforzi. Dove non riusciamo ad arrivare noi, con le nostre forze limitate, abbiamo l’occasione di riconoscere che la pienezza della vita è un dono che ci è dato gratuitamente e senza alcun nostro merito. Il dono che è dato a ciascuno di noi ha un nome ben preciso: Gesù Cristo.
In Lui riconosciamo cosa vuol dire essere liberi, perché è l’unico che ha vissuto fino in fondo, senza chiudersi in sé stesso, ma accettando di morire sino a donarsi sulla croce per la salvezza di tutti. È stato abbandonato dai suoi amici, è stato lasciato solo, è stato giudicato ingiustamente, è stato torturato e ucciso. Ma tutto questo non ha avuto l’ultima parola. E la libertà è proprio questo: Lui è vivo per continuare a dirci che la violenza, l’autorealizzazione individualista non hanno l’ultima parola. L’amore, l’offerta di noi stessi sino al dono totale della nostra esistenza a Dio e agli altri è il significato nascosto della vita.
Ascolto, spiritualità, cura, responsabilità, comunione con Cristo, dono: questa è la grammatica fondamentale per articolare nella nostra vita relazioni veramente libere, autentiche. Non dobbiamo avere paura delle difficoltà, degli sbagli, o di tutte le volte che il nostro desiderio non raggiunge ciò che cerca. Tutto concorre a raffinare la nostra capacità di leggere in profondità cosa vogliamo veramente e a cosa siamo chiamati a rispondere nella libertà con la nostra vita.
Il vostro cammino di libertà rende il mondo migliore. La vera libertà è l’antidoto più efficace verso i soprusi, indebolisce i venti di guerra e concorre alla felicità anche di chi è accanto a noi.
Abbiamo fede nel Signore Gesù e nella Chiesa sua sposa. Cerchiamolo, approfondendo il dialogo e la conoscenza di Lui perché solo in Lui troveremo l’autenticità e la bellezza, la libertà vera e l’amore autentico. È Lui la risposta e la soluzione che dà senso alla vita. Abbiamo il coraggio di scegliere di vivere per Lui, con Lui, in Lui. Conoscere e amare il Signore, anche in una vocazione nel sacerdozio o nella vita consacrata, non diminuisce la gioia ma la porta a pienezza. Il dono gratuito della vita con la misura d’amore di Gesù, buon Pastore, diventi programma di vita.
+ Mario Toso