Marradi, 18 novembre 2023
Cari fratelli e sorelle della comunità di Marradi, ma anche delle comunità limitrofe, nel contesto delle difficoltà create dalle alluvioni, dal terremoto, dalle trombe d’aria, che hanno danneggiato le coltivazioni, le strutture agricole e le infrastrutture, il Vangelo ci presenta la parabola dei talenti (cf Mt 25, 14-30). Questi ci sono dati dal Signore per impiegarli e moltiplicarli, specie nei momenti di difficoltà. Come risulta dalla parabola ce ne rende conto non come un padrone severo. Ci lascia tutto quello che riusciamo a produrre e a moltiplicare. Il bene che fruttiamo lo lascia a noi e ci dà anche quello che non viene accresciuto dai servi timorosi: il talento non investito viene consegnato a chi ne ha dieci. A chi già ama sarà dato molto di più da amare e da operare. Il motivo è molto semplice: se chi riceve delle opportunità non si ingegna è chiaro che tocca agli altri muoversi e lavorare per il bene, per il bene comune. Non siamo, dunque, al mondo per fare i conti con Dio, ma per condividere i tesori di bontà, di gioia, di bellezza, di legami che ci sono affidati da Lui. La parabola ci ammonisce sul fatto che il peggio che ci può capitare è di rimanere immobili, improduttivi, incapaci di generare e di moltiplicare cose buone che servono a tutti. Dobbiamo temere di non moltiplicare la vita, di non custodire e di non coltivare il creato. Noi siamo al mondo per la fioritura del bene, della vita. E se il creato, come è avvenuto in occasione delle alluvioni e del terremoto, viene danneggiato – purtroppo dobbiamo riconoscere che potevamo lavorare di più e meglio nel custodire e nel prevenire le ingenti distruzioni e i dissesti, che hanno molteplici cause, non solo l’incuria dell’uomo, ma anche, ad esempio, la fragilità del territorio -, come ci suggerisce il Messaggio per la 73ª Giornata nazionale del Ringraziamento (12 novembre 2023) siamo chiamati ad investire su quello stile cooperativo che già ci ha abituati a far leva sulla comunità per uscire da momenti di povertà e di diseguaglianza, di ingiustizia. A fronte delle crisi idriche, delle alluvioni e dei terremoti le imprese cooperative si mostrano un bene comunitario per tutti, un bene su cui investire. Rappresentano, cioè, un talento in cui dobbiamo credere soprattutto nei momenti delle crisi che ci hanno colpiti e che, forse, ancora ci flagelleranno. Sono beni collettivi che giovano allo sviluppo dell’economia civile e che con ciò stesso contribuiscono alla crescita di una democrazia partecipativa e deliberativa. Le imprese cooperative del settore agroalimentare – ci rammenta, infatti, il già citato Messaggio – «mettendo insieme le loro risorse, possono essere altresì attive nei campi dell’innovazione e dello sviluppo per promuovere nuovi processi produttivi, collaborando con centri di ricerca pubblici e privati e avendo cura di certificare sempre di più i loro prodotti e immetterli sul mercato. In questo modo esse possono promuovere la rigenerazione economica nel settore agricolo e, allo stesso tempo, coltivare insieme un rapporto diretto con i consumatori finali. Tale vicinanza tra produttori e consumatori, che può trarre forza dallo stile cooperativo, è un guadagno sociale e alimentare, oltre che economico, perché aumenta sia la fiducia nelle relazioni sia la qualità del cibo. Il modello cooperativo sviluppa uno stile d’impresa come «società di persone» e non solo di capitali (cf Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 338), come comunità democratica e inclusiva, dove tutti hanno pari dignità: favorisce la crescita di tutti i soci e dei membri del territorio in cui opera. Educa a lavorare insieme per realizzare il bene comune e promuove la consapevolezza che ogni persona è dono. Essa può permettere di tenere unito quel capitale umano che consente alle aree più disagiate e interne del Paese di guardare con speranza al futuro».
Un altro talento da valorizzare, assieme alla impresa cooperativa, e che è implicato in essa è il principio della fraternità. Tale principio è particolarmente necessario nel contesto storico attuale, nel quale la cura condivisa del territorio, soprattutto di quello rurale e montano come avveniva nel passato, può prevenire disastri idrogeologici e può facilitare un uso condiviso di beni come le risorse idriche, soprattutto nei periodi sempre più frequenti di siccità. Di fronte ai cambiamenti climatici, azioni condivise, sostenute anche dallo stile cooperativo, permettono di mettere in atto un’opera formativa che affronti insieme, superando ogni tentazione egoistica, i disagi sempre più frequenti causati dalle calamità naturali. Con le cooperative di comunità la cooperazione fa un salto evolutivo ampliando il suo orizzonte per curare, oltre alla fragilità delle persone, quella dei territori. Esse aiutano, ricostruendo il tessuto sociale e dei servizi, il ripopolamento di territori impoveriti di famiglie, di beni e di servizi.
La Giornata del Ringraziamento diventa occasione per lodare il Signore per il dono del fratello che condivide il nostro stesso lavoro, permettendo di vivere l’esperienza di comunità nell’attività agricola, non solo a livello familiare e aziendale, ma anche nello stile cooperativo e nella vita civile. Ci consente di riflettere anche sul suo senso, che può creare opportunità di condivisione, e può far sì che i territori rurali, soprattutto nelle aree interne, siano rigenerati e ripopolati. In questo tempo di Cammino sinodale, ascoltarsi e fare discernimento sullo stile con cui viviamo il nostro lavoro può aprire a percorsi capaci di farci riscoprire il valore e la missione della cooperazione.
Siamo cooperatori nella nuova creazione, instaurata dall’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Cooperiamo, pertanto, tra di noi in maniera conseguente. Impegniamoci a gestire l’acqua, la terra e l’energia in modo fraterno, mossi dall’amore cristiano, non solo dalla filantropia. Educhiamoci a condividere gli strumenti dell’agricoltura, a pensarci in connessione con la vocazione agricola dei territori, ad accogliere il lavoro come una chiamata a sfamare i popoli della terra. «Nessuno si salva da solo». «Ci si può salvare unicamente insieme» (Fratelli tutti, n. 32): non si tratta di un insegnamento valido solo per il tempo della pandemia, ma è un’acquisizione di cui dovremmo fare sempre tesoro. È un’opportunità per sentirci corresponsabili del mandato di prenderci cura della casa comune ed essere custodi dei nostri fratelli.
Care sorelle e fratelli, cara comunità arrocchiale di Marradi cara Federazione Coldiretti Firenze Prato in questa speciale Giornata del Ringraziamento viviamo nella gioia per i grandi compiti che il Signore Gesù ci affida. Ringraziamolo soprattutto per il dono del suo grande Amore, ringraziamolo per il grande talento della sua Persona nella quale viviamo, siamo e operiamo. Grazie al Signore Gesù, al Padre e allo Spirito santo!
+ Mario Toso