Carissimi fratelli e sorelle,
a quattro mesi dall’alluvione e dalle frane che ci hanno colpito, desidero esprimere nuovamente la mia vicinanza a tutta la popolazione della nostra Diocesi ferita ulteriormente durante l’estate da incendi, uragani e la settimana scorsa anche dal terremoto.
Guardo tutti con dolore e commozione: non c’è Comune o comunità che non siano stati colpiti da qualche evento che non abbia messo in seria difficoltà persone, abitazioni, lavoro e vita sociale.
Queste ferite che coinvolgono tutto il “corpo” della nostra Chiesa ci possono far davvero crescere nel senso di una vera e propria comunione nella fede, nella carità e di una reciproca appartenenza.
Quando tutta una famiglia è ferita ci si aiuta con più determinazione, ci si comprende e ci si apre ad un amore più concreto e caldo. Questa condizione, per quanto dolorosa, può dissodare i terreni induriti a causa della superficialità che deriva spesso dal benessere e dal fatto che casa nostra non sia mai stata colpita.
Ora tutta la “nostra casa” e “tutta la nostra famiglia” è stata colpita, e questo non ci deve lasciare indifferenti anzi, ci deve unire e ci deve muovere con una rinnovata solidarietà.
Se oggi vi scrivo è per ringraziarvi per la carità che ho visto concretizzarsi a tutti i livelli, ma soprattutto per rinnovare la richiesta di aiuto a tutti, nel nostro territorio e fuori dal nostro territorio, perché non siamo dimenticati!
Ora che i riflettori sono spenti sulla nostra situazione, chiedo a tutte le persone di aiutarci!
Dove c’è stata l’alluvione tante persone sono senza casa; dove c’è stato l’uragano tanti sono letteralmente senza tetto; dove c’è stato il terremoto tanti sono senza muri sicuri.
Siamo consapevoli che l’aiuto che ci potrà essere offerto non sarà mai sufficiente per soddisfare le enormi necessità che si stanno presentando, ma siamo ulteriormente certi che, come comunità cristiana, vogliamo e dobbiamo dare un segno, anche se piccolo, di speranza.
A noi viene chiesto di vivere la fraternità e di rompere il buio, di essere quella “apertura” che lascia filtrare la Luce, che apre alla Speranza.
Tutte le offerte ricevute – e per le quali siamo grati dal profondo del cuore – in questi mesi le stiamo destinando ai più bisognosi: abbiamo messo a disposizione tutti gli immobili disponibili e in sicurezza per offrire un tetto, così come stiamo lavorando per restaurare altri immobili.
Se grande è l’emergenza abitativa, lo è anche l’emergenza educativa. Quest’ultima necessita di una attenzione intelligente e concreta verso i piccoli e i giovani.
Non dimentichiamo, inoltre, che la nostra opera non deve mirare solo ad azioni “riparatrici”, ma anche a costruire un pensiero nuovo e una attività che mirino a modificare, attraverso l’impegno politico, scientifico e culturale, strutture “anchilosate” e di corto respiro.
Fra poche settimane inizierò la Visita pastorale che avevo già programmato prima degli eventi catastrofici e che ho voluto nel segno del «Desidero incontrarvi!». Questo è il titolo che ho dato a questa mia visita e che corrisponde a ciò che ho nel cuore.
Ho espresso chiaramente ai vostri parroci che non voglio nessun regalo, come è consuetudine in queste occasioni, ma che si effettuino raccolte per le persone colpite dagli eventi noti.
Vi lascio questa preghiera che traggo liberamente da testi della liturgia e che invito a fare insieme al termine dell’Eucarestia di domenica prossima.
Padre, rendici attenti alle necessità di tutti gli uomini,
perché, condividendo i dolori e le angosce, le gioie e le speranze,
portiamo loro fedelmente l’annuncio della salvezza.
La tua Chiesa dia testimonianza viva
di verità e di libertà, di giustizia e di pace,
perché tutti gli uomini si aprano ad una speranza nuova.
Amen.
Faenza, lunedì 25 settembre 2023