Faenza, parrocchia di san Giuseppe, 9 settembre 2023.
Cari fratelli e sorelle, è questo un momento decisivo per la vostra comunità parrocchiale, nel suo complesso, nell’insieme delle sue componenti. Giunge a voi il nuovo parroco nella persona di don Marco Donati, il quale poco tempo fa aveva fatto il suo ingresso nella parrocchia di san Savino in città. E, pertanto, egli diviene parroco di due parrocchie, che sono confinanti e posseggono attività che possono essere implementate in una pastorale di unità riguardante una parte significativa della città di Faenza. Sostituisce mons. Mario Piazza che sin dal 2007 è stato parroco di questa comunità con un notevole impegno nell’ammodernamento delle strutture e soprattutto nell’animazione pastorale delle numerose realtà parrocchiali, non ultime numerose associazioni e un grande teatro, fulcro di molteplici attività ricreative e formative. Mentre ringraziamo il parroco don Mario Piazza per la dedizione e il costante ed esemplare dono di sé alla sua comunità, assieme a don Andrea Rigoni, parroco non moderatore che a breve sarà parroco in solido nella parrocchia di san Antonino in città, porgiamo a don Marco Donati il più sentito e caloroso benvenuto nonché un fraterno augurio per la sua ulteriore missione. Questo doppio incarico pastorale importa, ovviamente, da parte di tutte le componenti ecclesiali, una maggior consapevolezza nella corresponsabilità nell’annuncio del Vangelo, nella catechesi e nel ministero della carità. Nella società odierna sperimentiamo molteplici cambiamenti epocali. Basti pensare alla pandemia da Covid, che sta rialzando la testa, alle piaghe della siccità e dell’inquinamento, alla terza guerra mondiale a pezzetti avente un suo epicentro nel conflitto tra Russia e Ucraina, alle recenti alluvioni, tutti eventi che hanno messo a dura prova le nostre popolazioni e le nostre stesse comunità ecclesiali. Non vanno ignorati i fenomeni delle migrazioni, dell’invecchiamento della nostra gente, dell’inverno demografico, dello spopolamento e dello svuotamento delle nostre comunità parrocchiali. Si impone una nuova evangelizzazione con il ripensamento delle aree pastorali e dei ruoli, ma anche con l’assunzione da parte del laicato di ministeri ecclesiali specifici come pure di maggiori responsabilità missionarie nelle realtà del mondo. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. E questo non per sostituire i presbiteri, bensì per coadiuvarli e per consentire una maggiore penetrazione dei valori cristiani nel mondo sociale, economico e politico. In particolare, i laici cristiani sono chiamati a vivere l’unità di cui è segnato il loro stesso essere di membri della Chiesa e di cittadini della società umana. Nella loro esistenza non possono esserci due vite parallele: da una parte la cosiddetta vita spirituale, con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall’altra, la vita cosiddetta «secolare», ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell’impegno politico e della cultura. C’è un’unica vita che si svolge in ambiti distinti sì, ma non separati. Con riferimento a questi aspetti, caro don Marco ti ricordo la formazione dei laici e l’evangelizzazione delle categorie professionali ed intellettuali che rappresentano una importante sfida pastorale. In questi ambiti ti saranno certamente d’aiuto gli organismi pastorali diocesani della pastorale sociale e del lavoro. Dovrai, allora, con umiltà, ricercare il raccordo con altri presbiteri e laici impegnati in tali aree, affinché la dimensione missionaria della Chiesa raggiunga il mondo dei lavoratori e delle aziende che caratterizza il territorio in cui è situata la parrocchia. Bisognerà finalmente che la nostra Chiesa elabori, assieme ai vari soggetti civili, una pastorale coordinata nei suoi vari aspetti, rispetto ai migranti che sono ben presenti in questa città manfreda e anche in questo territorio. Essi attendono, come mi sono permesso di scrivere qualche anno fa, tutto ciò che è necessario non solo per una accoglienza dignitosa, ma anche per la loro protezione, per la loro promozione ed integrazione (cf M. TOSO, Uomini e donne in cerca di pace, Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2018). Il che, all’atto pratico, comporta dal punto di vista pastorale attenzione e impegno sinergico con le varie forze civili già in campo per la costituzione di un sistema di accoglienza e di integrazione che sia attento alla formazione, al lavoro e alla casa, offrendo anche la possibilità dell’informazione legale e del sostegno psicologico. Anche qui non sarai da solo. La nostra Caritas diocesana non è l’ultima istituzione nell’accoglienza, nell’accompagnamento e nell’integrazione.
In tutto questo ed in altro, specie nel tuo ministero di «edificare» la comunità cristiana come comunità della Parola, del Sacramento e della Carità, sarai coadiuvato da don Pellegrino Montuschi, proveniente dalla parrocchia di Marradi, sacerdote di lunga esperienza pastorale, ricco di un’umanità calda, saggio e temprato dalle precedenti responsabilità, già nominato responsabile della Casa del Clero. Sarà vicario parrocchiale di questa bella comunità.
Caro don Marco la messe è molta. Prega e fai pregare perché il Signore mandi operai. A te, alle famiglie, alle associazioni, alle aggregazioni e ai movimenti spetterà il compito di un attento discernimento e dell’accompagnamento affinché le vocazioni sacerdotali e religiose trovino attenzione, incoraggiamento e sostegno sincero. Alle stesse associazioni – penso in particolare all’AGESCI, alla AC – raccomando un serio ed esplicito impegno nell’annuncio di Cristo ai giovani. Tali associazioni sono già dotate di progetti specifici a livello nazionale. Si tratta di attuarli metodicamente e con passione. Cari giovani, meravigliosi angeli del fango, reduci radiosi dalla GMG, non ignorate questo fatto, che ho potuto verificare di persona stando accanto alla Caritas in questo periodo di post-alluvione: coloro che nel periodo di agosto hanno maggiormente aiutato i nostri alluvionati sono stati i volontari provenienti da fuori Faenza. In proposito potete chiedere maggiori informazioni al direttore della Caritas diocesana don Emanuele Casadio. Ciò deve farci riflettere. Siamo chiamati a vivere e a testimoniare non solo solidarietà per brevi ed intensi momenti straordinari. La solidarietà ci chiama ad un impegno per tempi lunghi, perché gli alluvionati, e non solo, hanno e avranno ancora bisogno del vostro generoso dono per qualche anno ancora. A te e alla tua comunità auguro buon lavoro nel cammino verso la nuova evangelizzazione.
Dio e san Giuseppe vi benedicano.
+ Mario Toso