[ago 28] Omelia – Sant’Agostino

santagostino
28-08-2023

Modigliana, monastero agostiniane 28 agosto 2023.

È bello e consolante ritrovarci qui a festeggiare sant’Agostino, vescovo di Ippona, in un monastero di sorelle consacrate che si ispirano alla spiritualità di uno dei più grandi santi della Chiesa. Se consideriamo la sua straordinaria esistenza di convertito, il suo itinerario di ricerca della verità, la sua passione missionaria e culturale, viene spontaneo sottolineare che anche solo per questi tratti della sua personalità egli rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per il rinnovamento delle nostre comunità. Basterebbe pensare al suo capolavoro letterario Confessioni, considerato un prezioso patrimonio per l’umanità intera, per poter trovare in esso più di una ragione per riconfermare la nostra fede e rendere appassionata la nostra vita di annunciatori del Vangelo (Tim. 4,1-8) e di testimoni gioiosi di Cristo.

Il monastero in cui celebriamo la festa di uno dei grandi padri della Chiesa affonda le sue radici spirituali proprio nell’esperienza che ebbe Agostino della vicinanza di Dio. Tale vicinanza fu da lui avvertita con straordinaria intensità. Per Agostino la presenza di Dio nella persona umana è profonda e nello stesso tempo misteriosa. Essa può essere riconosciuta e scoperta nel proprio intimo. Non andare fuori, ma torna in te stesso, suggerisce il vescovo e dottore Agostino. È nell’uomo interiore che abita la verità e si trova la strada per giungere a Dio, Sommo Amore. Ciò che, qualche secolo dopo, insegnerà anche san Bonaventura nel suo Itinerario della mente in Dio. In ognuno di noi vi è una ricerca innata e insopprimibile di Dio. Il motivo di un tale anelito è spiegato all’inizio delle Confessioni, autobiografia spirituale, scritta a lode di Dio: «Ci hai fatti per Te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te» (Sant’Agostino, Confessioni, I,1,1).

La nostra cultura contemporanea, che sembra non sopportare più la sana dottrina, spesso semina nel nostro animo disorientamento e pregiudizi. Dio viene considerato un antagonista, un nemico. Egli è da tenere lontano da noi perché coarta la nostra libertà. Ma come rammenta Agostino pensare così equivale ad un suicidio interiore, è come perdere il proprio io, la propria identità. Infatti, la lontananza di Dio equivale alla lontananza da sé stessi: «Tu, infatti – riconosce Agostino (Confessioni III,6,11) rivolgendosi direttamente a Dio – eri all’interno di me più del mio intimo e più in alto della mia parte più alta, interior intimo meo et superior summo meo; tanto che – aggiunge in un altro passo ricordando il tempo antecedente la conversione – «Tu eri davanti a me; e io invece mi ero allontanato da me stesso, e non mi ritrovavo; e ancora meno ritrovavo Te» (Confessioni V,2,2). In sostanza, per sant’Agostino una persona che è lontana da Dio è anche lontana da sé, alienata da sé stessa. Può ritrovare sé stessa solo incontrandosi con Dio. Solo così arriva anche a sé, al suo vero io, alla sua vera identità.

Queste espressioni di sant’Agostino appaiono di grande attualità per tutti coloro che sono alla ricerca della verità, specie per le nuove generazioni. La sola lettura del capolavoro di Agostino porterebbe una grande luce nell’animo dei giovani, come anche sarebbe di valido aiuto in quella che oggi chiamiamo pastorale vocazionale. L’itinerario intellettuale e spirituale di Agostino è un itinerario che trova il suo dinamismo nell’animo umano. Con esso la persona è protesa verso Dio e verso la realizzazione della propria vocazione. Sono convinto che in vista della rinascita della pastorale vocazionale nelle comunità religiose, ma anche nelle comunità parrocchiali, Agostino avrebbe ancora molto da insegnare. Egli appare quanto mai attuale e istruttivo. Le nuove generazioni vanno accompagnate e sostenute nella speranza di trovare la verità, quella verità che è Cristo stesso, Dio vero, al quale Agostino si è rivolto con una delle sue più famose preghiere: «Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco tu eri dentro e io fuori, e lì ti cercavo. […] Hai chiamato e hai gridato e hai rotto la mia sordità, hai brillato, hai mostrato il tuo splendore e hai dissipato la mia cecità, hai sparso il tuo profumo e ho respirato e aspiro a te, ho gustato e ho fame e sete, mi hai toccato e mi sono infiammato nella tua pace» (Confessioni X, 27,38).

Cari fratelli e sorelle, onoriamo sant’Agostino non solo a parole ma con i fatti. Stiamo uniti tra noi, perseveranti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere (cf At 2, 42-47).

 

                                                + Mario Toso