Fratelli e sorelle,
la Parola del Signore ci invita a rallegrarci: Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino! Se il Signore è vicino, non possiamo che gioire.
La liberazione dei prigionieri, la guarigione dei cuori spezzati, gli affamati ricolmati di beni, i ricchi mandati a mani vuote di cui ci parlano il profeta Isaia (Is 61, 1-22. 10-11) e il cantico della Vergine (Lc 1, 46-50. 53-54) sono i segni di questa presenza nuova del Signore nel tempo e nella storia. Proprio sulla base del fatto che il Signore è realmente in mezzo a noi, proprio perché Gesù Cristo si è incarnato è morto e risorto per noi, non posso che dirvi come Vescovo: siamo sempre lieti, preghiamo ininterrottamente, in ogni cosa rendiamo grazie (cf 1Ts 5, 16-24). Il Signore vive con noi, abita in noi, ci dona il suo Amore perché viviamo con Lui nella gioia del dono.
Il Signore poiché è con noi, non ci abbandona e continua a condurci anche in mezzo alle difficoltà, nonostante i nostri limiti. Lui è il centro della nostra vita. Mentre Giovanni il Battista lo annunciava come colui che doveva ancora arrivare, noi come comunità cristiana lo annunciamo come Colui che è già vicino, è già presente nella nostra esistenza e nella Chiesa, soprattutto mentre celebriamo l’Eucaristia.
Per comprendere come deve essere l’annuncio di questa perenne novità guardiamo a Giovanni Battista: non dev’essere un annuncio roboante, artefatto, poggiato su particolari pratiche comunicative ad effetto. Dev’essere diretto e semplice, fatto di concretezza, incentrato sul Signore Gesù, sul suo Vangelo e sulla sua Parola. Siamo chiamati ad annunciare che Egli è presente in particolare nei sacramenti che celebriamo. La specificità del nostro annuncio è che non è l’annuncio di un bene generico o di una solidarietà anonima: lo specifico dell’annuncio cristiano è Gesù Cristo stesso, la sua morte e risurrezione, la sua presenza costante in mezzo a noi con il suo Spirito d’amore e di verità.
La potente opera dello Spirito allo spezzare del pane e al versare del vino in memoria di Gesù ci farà ardere il cuore per Lui. L’Eucaristia, celebrata come Pasqua di Cristo in atto, diventi sempre più centro della nostra vita di discepoli. Siamo uniti nella comunione e nella missione con Lui sino alla fine. Continuiamo a vivere il fervore dei primi cristiani, l’esempio di coloro che hanno innalzato questa antica pieve di san Pietro in Sylvis. Il luogo in cui sorge potrebbe corrispondere al più orientale dei porti, lungo la riva sud delle paludi, usato dai pellegrini, intorno all’anno mille, per raggiungere Roma percorrendo la via dei Romei. Il cristianesimo è giunto a noi mediante la loro fede. Viviamo, allora, una fede profonda, pensata, capace di innalzare templi maestosi ma soprattutto comunità fatte con pietre vive che sanno accogliere e testimoniare l’amore di Dio.
La vita nella carità eucaristica non è altro che la partecipazione al dono del Signore, un’espressione dell’amore di Dio che ci avvolge ed anima. Ci pervada nella rinascita, dopo le ferite della duplice alluvione. Come Chiesa ci sollecita ad accompagnare culturalmente e spiritualmente il mondo delle Confcooperative, della Coldiretti, delle imprese artigianali e agricole nel loro impegno di rinascita e di rinnovamento, perché non prevalga lo scoramento nel servire la società e il bene comune. Discepoli di Colui che moltiplica i pani per sfamare le folle, siamo chiamati a sostenere chi con la propria attività non specula ma crea lavoro e si impegna ad integrare coloro che ne hanno bisogno. Nonostante i danni subiti, al di là dei ritardi e della farraginosità delle istituzioni, mi ha confortato percepire la forza della solidarietà, il desiderio del riscatto. Agli amministratori, agli artigiani, agli industriali, agli agricoltori, ai commercianti, alle famiglie, agli alluvionati, la Chiesa ricorda che Gesù è sempre presente. Non occorre fare domande come per i ristori ed essere sottoporsi a pratiche burocratiche infinite per incontrarLo e per ricevere gratuitamente la sua forza di amare e di servire. Egli è sempre accanto a noi. Dobbiamo solo riconoscerlo, come fecero i discepoli di Emmaus che erano scoraggiati per la sua morte. Occorre solo rispondere al suo amore con amore, vivere Lui. Sarà vera rinascita spirituale, morale, culturale. Sarà la pace, perché il Signore Gesù dona la sua giustizia e il suo perdono.
Cari fratelli e sorelle, le comunità ecclesiali e civili che ho visitato – ringrazio per la grande cordialità e bontà, specie per l’accoglienza gioiosa dei nostri nonni e dei nostri bambini – mi sono parse fortemente desiderose di Dio, ricche di importanti potenzialità, seppur assottigliantesi per l’invecchiamento e per la carenza di vocazioni forti, comprese quelle presbiterali. Credo che siamo chiamati a coltivare in particolare le famiglie, specie quelle giovani, soprattutto incrementando quella meravigliosa pastorale famigliare che è già impegnata nel territorio e nella Diocesi, ma merita di essere più conosciuta e diffusa. Durante questi anni l’amministrazione del sacramento della cresima mi ha fatto, poi, capire che qui abbiamo ancora non pochi giovani che gravitano attorno alle nostre comunità ecclesiali. Forse, c’è bisogno di un laicato maggiormente formato che accompagni seriamente e con generosità la crescita delle nuove generazioni, per innamorale di Gesù Cristo, perché diventino capaci di costruire il Corpo di Cristo e una società più fraterna e pacifica.
Credo, pertanto, che sia fondamentale potenziare la formazione di ogni laico perché ognuno si riconosca appieno sacerdote, re e profeta in Cristo mediante il proprio Battesimo. Abbiamo bisogno di adulti nella fede, capaci di vivere una spiritualità incarnata come seppe fare la venerabile Nilde Guerra, capaci di essere lievito in questa società piuttosto indifferente nei confronti di Dio, per far fermentare la Parola di vita di Cristo in ogni ambito.
Coinvolgendo adulti maturi nella fede, famiglie, associazioni, è più facile rinnovare un impegno vocazionale ampio: occorre, però, progettare nuove iniziative, strutturare luoghi e tempi per vivere la fraternità sul modello di quanto è già in atto, ad esempio, nella fraternità Beata Sabattini del Seminario diocesano. Per questo vanno ripresi gli orientamenti emersi nel Sinodo dei Giovani. Preghiamo perché il Signore mandi operai nella sua vigna. Adoperiamoci simultaneamente nel discernimento e nell’accompagnamento delle vocazioni.
Il Signore Gesù sempre veniente vi benedica. Ci doni la sua missionarietà.